Chi lo dice che nel privato si guadagna sempre e comunque di più rispetto al pubblico? Beh, qualcuno di autorevole ci sarebbe ad aver messo la firma anche recentemente sotto questa affermazione: si tratta del Forum della Pubblica Amministrazione. Sta di fatto che l’Aran, l’agenzia pubblica che rappresenta la pubblica amministrazione nelle contrattazioni con i sindacati, sovverte questo assunto.
Il suo presidente, Antonio Naddeo, ha presentato una sorta di contro-rapporto che smonta la narrazione che descrive la pubblica amministrazione italiana come cenerentola degli stipendi, sempre perdente nel confronto con il privato. “Questo è un luogo comune: il pubblico – sostiene il numero uno di Aran – offre garanzie, diritti e stipendi competitivi”. Ma come la mettiamo allora con il fenomeno delle rinunce al posto fisso registrato soprattutto nell’era post-pandemica? Soprattutto ingegneri e architetti non sono stati particolarmente attratti dalla sfera pubblica nemmeno con la forza dei progetti del Pnrr da realizzare e mettere a terra. Anzi: più alta è stata la qualificazione tecnica e professionale del posto offerto e più alto è stato il numero di rinunce. Una leggenda metropolitana anche questa? Secondo Naddeo sì perché la quota di chi ha detto “no, grazie” davanti a un posto di lavoro statale non sarebbe andata oltre l’8%, un dato considerato fisiologico.
E comunque: tornando agli stipendi, l’Aran ha calcolato che un posto di lavoro pubblico è più remunerativo di uno privato (prendendo in esame la categoria dei funzionari) di 930 euro lordi l’anno. Certo, però, l’agenzia pubblica ammette anche che si riscontra molta differenza andando da un settore all’altro. Il turismo e i servizi, ad esempio, abbassano la media rispetto a banche e industria caratterizzati da retribuzioni più alte. In ogni caso, se si confrontano i cosiddetti quadri, categoria che nella pubblica amministrazione è appena nata con una offerta economica che va tra i 50mila e i 70mila euro secondo i contratti firmati nel 2022, la differenza con il mondo privato non è affatto significativa.
Cos’è allora che fa la differenza, ad ammissione anche dell’Aran? Il vero nodo che penalizza il pubblico rispetto al privato è quello delle carriere. Esse sono troppo piatte e povere di stimoli per chi è impiegato in una pubblica amministrazione soprattutto a livello centrale. La retribuzione iniziale netta mensile è inferiore a quella media solo del 12,8% nei ministeri e del 16,3% nelle agenzie fiscali, e la distanza dal massimo è solo del 26,1 e del 29, ad esempio.
Troppo poco per premiare merito, impegno e dedizione. Solo negli enti locali va un po’ meglio con lo stipendio medio superiore del 26,9% a quello iniziale. Ma bisogna pure dire che in questo caso si deve puntellare una retribuzione più bassa rispetto alle pubbliche amministrazioni centrali.