Secondo uno studio di Goldman Sachs, sono raddoppiate negli ultimi cinque anni le donne Ceo ma, in Italia, sono ancora pochissime. Non solo: è la Germania il Paese al mondo dove c’è la maggior partecipazione femminile al mondo del lavoro (ci si avvicina al 75%). Seguono l’Inghilterra, il Giappone, la Francia, gli Stati Uniti e, appunto, il nostro Paese dove le donne che lavorano sono una su due.
Ma non è questo l’unico problema: basti ricordare il gap salariale che in Asia è maggiore, con picchi in Giappone (dove le donne guadagnano in media il 21% in meno degli uomini, contro il 32% di vent’anni fa) e in Italia si è ridotto dal 10 al 3% negli ultimi vent’anni, ma solo perché l’occupazione femminile si è concentrata su alcuni lavori a minor valor aggiunto, piuttosto che su quelli part time (dove le donne sono oltre il 35%, e gli uomini meno del 10%), dove per definizione i costi medi del lavoro sono livellati.
Se i progressi sono indubbiamente evidenti, secondo Goldman Sachs, c’è comunque ancora molta strada da fare per raggiungere la parità di genere. In Giappone, è stato appena imposto per legge che le aziende, quotate e non quotate, specifichino la percentuale di manager donne, con l’obiettivo per le quotate di arrivare entro il 2030 ad averne almeno il 30%.
Goldman Sachs sottolinea che il numero di donne Ceo è raddoppiato negli ultimi cinque anni, ma anche che ormai il 40% dei consigli di amministrazione si è tinto di rosa.
Sta di fatto che in Italia, ai vertici delle grandi aziende, ci sono ancora pochissime donne: tra le 40 maggiori aziende quotate a Piazza Affari solo una ha una, Terna, ha una ad donna: la romana classe 1969 Giuseppina Di Foggia. In più: solo il 20% delle posizioni apicali è ricoperta dalle manager. La legge Golfo-Mosca ha portato il 42,6% di donne nei cda, ma mancano ancora infrastrutture e asili per dare un aiuto concreto alle famiglie.
Se tanto è stato fatto, e tanto resta da fare, Goldman Sachs è convinta che il cambiamento accelererà, anche perché la produttività e l’impegno delle donne nel mondo del lavoro sono spesso superiori a quelli degli uomini, e perché è dimostrato che la diversità di genere crea valore, quindi le aziende daranno spazio a nuove generazioni di manager al femminile.