
Il 2022 si caratterizza per un generale miglioramento del mercato del lavoro rispetto all’anno precedente: il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni aumenta e supera i livelli del 2019, recuperando pienamente il crollo registrato nel 2020 a causa della pandemia.
È quanto emerge dalla decima edizione del rapporto Bes, Benessere equo e sostenibile, realizzato dall’Istat.
Rispetto al 2021, diminuisce contestualmente sia il numero di persone in cerca di occupazione sia quello di coloro che sono disponibili a lavorare ma non hanno cercato. Il tasso di mancata partecipazione registra dunque una forte riduzione e si attesta al valore più basso nel quinquennio 2018-2022. Restano sostanzialmente stabili i divari territoriali, mentre aumentano lievemente quelli di genere. Diminuisce, invece, la distanza – in punti percentuali – del tasso di occupazione dei più giovani (20-34 anni), sia da quello dei 35-49enni, sia da quello dei più anziani (50-64 anni). Per la classe di età 20-34 anni si registra, infatti, la crescita più marcata del tasso di occupazione e anche la diminuzione più forte del tasso di mancata partecipazione.
La crescita dell’occupazione ha interessato soprattutto i dipendenti, sia a termine sia a tempo indeterminato. Tra i primi l’aumento riguarda quasi esclusivamente gli occupati a termine da meno di cinque anni, pertanto la quota – tra gli occupati a termine – di quelli che lo sono da almeno cinque anni diminuisce.
Tra chi lavora part time, diminuisce la quota di quanti dichiarano di esserlo perché non sono riusciti a trovare un lavoro a tempo pieno, nonostante la diminuzione sia più marcata tra le donne, permane la netta caratterizzazione femminile del fenomeno.
In aumento è anche il tasso di occupazione tra i 25 e i 49 anni delle donne, con e senza figli. Il rapporto tra questi due tassi è pressoché stabile a livello nazionale, rispetto all’anno precedente, mentre presenta differenze a livello di ripartizione con un distanziamento dei tassi nel Centro dovuto a un aumento dell’occupazione delle donne senza figli. L’indice di asimmetria, che misura quanta parte del tempo dedicato da entrambi i partner al lavoro domestico è svolto dalle donne, ha dato segnali di miglioramento nell’ultimo decennio fino al 2020/2021, rimane stabile per il 2021/2022 rispetto alla media del biennio precedente. Persiste la difficoltà a valorizzare in modo appropriato il capitale umano nel mercato del lavoro, si osserva infatti una lenta ma progressiva crescita della quota di occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello più frequente per svolgere la professione, quota che nell’ultimo anno supera il 25 per cento.
Nel 2022, la percentuale di occupati che hanno svolto lavoro da casa nelle 4 settimane precedenti l’intervista è del 12,2%, dopo l’incremento registrato nel 2020 a causa della pandemia e l’ulteriore crescita del 2021, si riduce pur rimanendo oltre due volte e mezzo i livelli del 2019. Diminuisce soprattutto tra le professioni qualificate o nei settori dell’Istruzione e Pubblica amministrazione, che nel biennio precedente avevano raggiunto quote elevate. La percentuale rimane invece molto alta nel settore dell’Informazione e Comunicazione.
Infine, rispetto al 2021, rimane stabile e pari a circa il 50% la quota di occupati che si dichiarano molto soddisfatti per alcuni aspetti del proprio lavoro mentre diminuisce quella di coloro che ritengono probabile perdere il lavoro entro sei mesi e al contempo improbabile trovarne un altro simile.