
Se ha funzionato come mero sussidio, in particolar modo durante i mesi più bui della pandemia, sicuramente è stato un fallimento totale come misura di politica attiva per il lavoro, come pure era stato presentato dalla forza politica che ne aveva fatto la sua bandiera, il Movimento 5 Stelle. Parliamo del Reddito di Cittadinanza, una misura ormai al capolinea perché da gennaio sarà sostituito dal nuovo Assegno di Inclusione.
Lo sgravio contributivo che avrebbe dovuto spingere le aziende a occupare i beneficiari è stato un vero e proprio flop: in tre anni, grazie a essi, in tutt’Italia, sono stati assunti soltanto 484 percettori. A certificarlo è direttamente l’Inps, specificando che di queste 484 assunzioni, 38 sono state fatte nel 2020, 139 nel 2021 e 207 nel 2022. Niente, in pratica se si considera che gli attivabili del reddito di cittadinanza erano circa 700 mila alla fine dello scorso anno. Questi i dati che arrivano dall’Osservatorio delle politiche occupazionali e del lavoro dell’istituto di previdenza.
Ma ora cosa accadrà? A partire da gennaio, circa 750 mila nuclei che ancora ricevono l’aiuto potranno richiedere il nuovo Assegno di inclusione. Di questi, 350 mila hanno al loro interno un minore, altrettanti un anziano e poco più di duecentomila un disabile.
A settembre scorso, poi, ha preso il largo il Supporto per la formazione e il lavoro che garantisce un assegno mensile di 350 euro a chi ha i requisiti per accedervi e firma i patti per cercare lavoro e intraprendere un percorso di qualificazione professionale con obbligo di presenza. Per il Supporto per la formazione e il lavoro, sono arrivate all’Inps più di 120 mila domande, di cui circa la metà provengono da Campania e Sicilia.
Sta di fatto che quasi la metà di coloro che hanno caricato il proprio curriculum sulla piattaforma Siisl, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa che ha accolto circa 60 mila offerte di lavoro, ha solo la licenza media.
In ogni caso, per quanto riguarda le altre misure, l’incentivo per assumere lavoratori beneficiari o destinatari di Naspi, riporta sempre l’Osservatorio delle politiche occupazionali dell’Inps, in tre anni, ha interessato tredicimila cittadini. L’esonero contributivo totale per i giovani assunti a tempo indeterminato, invece, ha riguardato l’anno scorso poco più di 213 mila ragazzi. Infine, ammontano a quasi due milioni i rapporti di lavoro agevolati avviati nel 2022 con la Decontribuzione Sud, la misura più rilevante che prevede un esonero contributivo del 30% per i datori di lavoro privati con sede in una delle regioni del Mezzogiorno.