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Rimane molto da fare per emancipare le donne con il lavoro

All'indomani dell'omicidio di Giulia Cecchettin, la premier Meloni ha vantato il record di occupazione femminile. Ma a livello europeo, l'Italia rimane fanalino di coda

Nelle scorse ore, parlando di femminicidi dopo l’ultimo, brutale assassinio di Giulia Cecchettin, la premier Giorgia Meloni ha avuto modo di sottolinearlo ancora una volta: l’occupazione in Italia è ai massimi storici. Compresa quella femminile, fondamentale per la emancipazione delle donne. Sta di fatto che dietro a quella che sembrerebbe solo una buona notizia, se ne cela una cattiva: nonostante le ultime performance promettenti (vedi qui), l’Italia rimane comunque il Paese con il più basso tasso di occupazione dell’Unione europea.

Quello dell’occupazione è uno scenario problematico soprattutto per via dell’eterogeneità dei tassi di occupazione tra le varie regioni del nostro Paese. Al Nord, la percentuale delle persone tra i 20 e i 64 anni che si trovano occupate rispecchia i valori dei nostri vicini europei come Francia e Spagna. Al Sud, invece, troviamo un livello di occupazione che nel 2022 è stato basso come in pochissime altre regioni europee.

Questo divario occupazionale è anche il motivo per cui da qualche tempo siamo stati sorpassati perfino dalla Grecia che, nonostante le conseguenze dovute alle stringenti riforme per contrastare la crisi economica del 2009, ha recuperato del tutto il gap con il nostro Paese.

Ma perché questa situazione? Ci sono molti motivi che spiegano il basso tasso di occupazione italiano. E uno di quelli che rimane più evidente è legato proprio alla disparità di genere. Infatti, l’Italia continua ad avere una bassa partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne. Solo il 49,4% di esse risulta occupato, mentre la media europea è del 63,4%.

In ogni caso, anche per questo dato esiste una forte eterogeneità tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, addirittura meno di una donna su tre (32,9%) nella fascia tra i 15 e i 64 anni risulta occupata. Per tentare di risolvere questo enorme divario (unicamente italiano) tra Nord e Sud sarebbe, quindi, più che mai importante investire nei territori più svantaggiati: bisognerebbe garantire opportunità di impresa e quindi maggiore occupazione. Ma se lo Stato stia facendo abbastanza in quest’ottica, rimane una questione del tutto opinabile.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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