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Cosa disse Papa Francesco sul mondo del lavoro

Il Pontefice in varie occasioni denunciò lo sfruttamento dei lavoratori, dei bambini e la piaga degli impieghi a nero

Papa Francesco, nel corso del suo Pontificato, ha dedicato molti pensieri anche al mondo del lavoro. La dignità dei lavoratori ha rappresentato un suo punto cardine. Così, a gennaio del 2022, Bergoglio ebbe modo di riflettere attorno alla figura di San Giuseppe, impegnato in un mestiere duro come quello del falegname, e di suo figlio che impara da lui il lavoro. Il pensiero di Francesco andò a chi fa mestieri usuranti, in nero, chi muore lavorando, ai bambini costretti a lavorare. Per loro il lavoro, più che “un mezzo di umanizzazione, diventa una periferia esistenziale”. Così  Francesco invitò tutta la Chiesa a domandarsi cosa fare “per recuperare il valore del lavoro” e perché “sia ricattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”. E chiese ai governanti di “dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno dà loro la dignità”.

Francesco guardò al suo lavoro di “falegname” che nella Palestina di quegli anni voleva dire anche preparare il legno per costruire case e spesso impegnarsi “in attività legate all’edilizia”. Mestiere duro, che “non assicurava grandi guadagni”, sottolineò il Pontefice, e che non era considerato certo nobile dalla gente di Nazaret. Che si stupisce e si scandalizza quando Gesù, “il figlio del falegname” comincia a predicare e insegnare nella sinagoga, e parla “come un dottore della legge” . “Da dove gli vengono – si chiedono nel Vangelo di Matteo letto in Aula Paolo VI – questa sapienza e i prodigi?”.

Papa Francesco sottolineò anche che i pochi guadagni di Giuseppe si deducono dal fatto che quando con Maria presenta Gesù nel Tempio, insieme “offrirono solo una coppia di tortore o di colombi, come prescriveva la Legge per i poveri”. Parlare della vita di Giuseppe e Gesù, porta il Papa a pensare “a tutti i lavoratori del mondo”, in modo particolare “a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro; ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare…”.

Ricordò che i lavori in nero, “danno lo stipendio di contrabbando, di nascosto, senza la pensione, senza niente. E se non lavori, tu, non hai alcuna sicurezza”. Oggi ce n’è tanto, di lavoro in nero, aggiunse.

Francesco, poi, tornò sui bambini “che nell’età del gioco, devono giocare, ma che sono costretti a lavorare come persone adulte! “. Ma pensò anche “a chi è senza lavoro; a quanti si sentono giustamente feriti nella loro dignità perché non trovano un lavoro”.

Il Pontefice sottolineò quindi che “non si tiene abbastanza conto del fatto che il lavoro è una componente essenziale nella vita umana, e anche nel cammino di santificazione”. Perché “lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo”.

“Purtroppo però il lavoro è spesso ostaggio dell’ingiustizia sociale e, più che essere un mezzo di umanizzazione, diventa una periferia esistenziale. Tante volte mi domando: con che spirito noi facciamo il nostro lavoro quotidiano? Come affrontiamo la fatica? Vediamo la nostra attività legata solo al nostro destino oppure anche al destino degli altri?

Infatti, concluse Papa Francesco, “il lavoro è un modo di esprimere la nostra personalità, che è per sua natura relazionale”, ed anche “un modo per esprimere la nostra creatività” perché ognuno fa il lavoro “a suo modo” con il suo stile. Ed è bello “pensare che Gesù stesso abbia lavorato e che abbia appreso quest’arte proprio da San Giuseppe”.

Per questo, fu il suo monito, “dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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