
Oggi che inizia la primavera può essere un giorno in cui si prendono nuove decisioni. E’ bene, quindi, sapere che ogni volta che un dipendente decide di lasciare il proprio lavoro, l’azienda si trova ad affrontare un costo significativo, che va ben oltre il semplice stipendio da sostituire. Secondo uno studio condotto da Society for Human Resource Management, in media, ogni dimissione costa all’azienda dai 6 ai 9 mesi di stipendio annuo del lavoratore.
Le ragioni di questi costi sono diverse e spesso meno evidenti di quanto si possa pensare. Ci sono, infatti, non solo costi diretti legati al processo di assunzione, come la pubblicazione di annunci, i colloqui, la selezione e l’inserimento del nuovo dipendente, ma anche una serie di costi indiretti altrettanto importanti.
Per esempio, quando entra una nuova persona, la produttività è inizialmente inferiore rispetto a quella del dipendente uscente, poiché il neo-assunto ha bisogno di tempo per integrarsi e imparare i processi aziendali. Inoltre, la formazione di un nuovo collaboratore comporta spese rilevanti, che si stimano tra il 10 e il 20% dello stipendio annuale della nuova risorsa.
A questi aspetti si aggiungono costi nascosti, come il calo di motivazione tra i colleghi rimasti in azienda, che vedendo un alto turnover possono perdere fiducia e impegno verso il proprio lavoro, e la difficoltà nel mantenere stabili le relazioni con i clienti, con possibili conseguenze sulla qualità del servizio offerto.