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Perché il centrosinistra non vuole i lavoratori nei cda delle aziende?

Se l'è chiesto l'ex senatrice nonché responsabile donne della Cisl Annamaria Parente. Una risposta

Negli ultimi giorni, è tornato in auge il tema della partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese. In parlamento è al vaglio una legge, ma buona parte del centrosinistra (Pd, M5S e Avs), finora, non ha votato a favore. Perché? Una risposta a questa domanda l’ha data Annamaria Parente. già senatrice dem e di Italia Viva nonché responsabile nazionale donne della Cisl, il sindacato che promuove la legge.

“Il testo – ha spiegato Parente attraverso le pagine de Il Giornale – si propone di attuare l’articolo 46 della nostra Costituzione che “riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Principi che le nostre madri e i nostri padri costituenti intesero concepire nella prima parte della Costituzione ma rimasti in larga parte irrealizzati dal 1947 a oggi per mancanza di una legislazione specifica”.

Ora, secondo Parente, sarebbe la volta buona per colmare questo gap, anche perché è la società organizzata che si è presa su di sè la responsabilità di concretizzare i valori costituzionali: sono centinaia, infatti, gli accordi contrattuali che le parti sociali hanno inteso definire in questi anni, da Poste Italiane a Luxottica, da Inwit alla Piaggio. Gli esempi di buone pratiche condivise hanno riguardato finora questioni come salute e sicurezza, costituzione di Comitati aziendali europei, piani di azionariato per i dipendenti, orari, organizzazione del lavoro, miglioramento dei cicli lavoratori e della produttività, pari opportunità.

“Adesso – ha sottolineato però Parente – è necessaria una legge, una soft law che possa consentire il moltiplicarsi delle esperienze già in atto e promuovere la cultura partecipativa alla governance d’impresa, potenziando la contrattazione”.

Ora, il testo in discussione al Senato è stato approvato dal centrodestra, Azione e Italia Viva. Il Movimento Cinque Stelle e Avs hanno votato contro. Il Partito Democratico si è astenuto in quanto sostiene che la legge è stata “snaturata” dal governo nel percorso parlamentare.

“Ma la norma – ha spiegato Parente – contiene intatta la sostanza della proposta sulla partecipazione in tutte le sue forme: gestionale, economica, finanziaria, organizzativa e consultiva. All’indomani della sua approvazione definitiva – ha sottolineato l’ex sindacalista – faremo un passo importante verso quella “democrazia economica” che prevede la presenza di lavoratori e di loro rappresentanti nei board decisionali aziendali, la partecipazione agli utili, al capitale azionario, la condivisione di scelte strategiche. Una battaglia che la Cisl ha condotto fin dalle origine, dai tempi di Giulio Pastore. E che sorprende che almeno il Pd non faccia sua: i grandi cambiamenti tecnologici, le turbolenze geopolitiche esigono ora più che mai dialogo e collaborazione tra imprese e lavoratori”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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