
Tortuga, il think-tank italiano di ricercatori e studenti del mondo dell’economia e delle scienze sociali, mentre il Ministero della Pubblica Amministrazione promuove uno spot con la speranza di far cambiare la percezione del posto fisso ai giovani (ne abbiamo parlato qui), sostiene che il mito del lavoro statale si supera con la mobilità.
“Tradizionalmente – è il ragionamento che rende pubblico Tortuga attraverso i suoi canali social – associamo il lavoro pubblico al cosiddetto posto fisso, rappresentato vividamente da Checco Zalone nel suo ‘Quo Vado’. Questa immagine del posto fisso, sia pure macchiettistica, non è del tutto slegata dalla realtà”.
Ma perché? Secondo il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, è alla base del disamoramento dei giovani nei confronti dell’idea di lavorare nel pubblico. Fatto sta che Tortuga la analizza così: “Il lavoratore mediano nella Pubblica amministrazione italiana lavora presso la stessa istituzione da più di 22 anni, contro i 10,5 del dipendente mediano privato e i 17,5 del settore pubblico in senso esteso, includendo quindi anche sanità e istruzione. L’Italia, da questo punto di vista, presenta i numeri più elevati tra i grandi Paesi europei, con un gap molto evidente rispetto a Germania (dove sono 16,1 gli anni medi di anzianità di servizio di un dipendente pubblico), Francia (16), Spagna (17,9) e Regno Unito (11,9)”.
Ma il fenomeno dell’immobilità del posto fisso che, detto così, sembra quasi un gioco di parole, stando sempre al think-tank, non si esaurisce con quest’aspetto: “Alla bassa mobilità intersettoriale se ne associa una altrettanto bassa infrasettoriale: all’interno dello stesso settore pubblico, vale a dire. Dal 2010, i dipendenti pubblici che hanno cambiato datore di lavoro all’interno della Pubblica amministrazione con l’istituto della mobilità esterna sono stati, in ciascun anno, meno del 2%”.
Così, si spiega lo sforzo del ministero guidato da Paolo Zangrillo di cercare di discostarsi dall’equivalenza tra lavoro pubblico e “posto fisso”, sia con interventi normativi che a livello narrativo. In ogni caso, per Tortuga, la strada è segnata: “Il fronte su cui continuare a lavorare è proprio quello della mobilità: essa va interpretata come uno strumento di sviluppo delle carriere che, a differenza della partecipazione ai concorsi, potrebbe permettere più rapidi e fluidi ricambi. Anche perché, in una organizzazione, si possono raggiungere importanti guadagni di efficienza proprio tramite una migliore riallocazione dei lavoratori”. Checco Zalone è avvisato.