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Pensioni, ecco come la si potrà avere 5 anni prima

L'opportunità di scivolo inserita dal Governo Meloni nel Decreto Lavoro per gli impiegati nelle aziende in fase di ristrutturazione

Grandi novità nel campo pensionistico. Con le nuove regole che il governo Meloni è pronto a mettere in campo, si può uscire dal mondo del lavoro fino a 5 anni prima.
Il decreto Lavoro su cui sta lavorando Palazzo Chigi prevede, tra le altre cose, anche l’allungamento fino al 2025 della possibilità di uscire in seguito ad un accordo aziendale.
Questo, grazie al contratto di espansione tramite il quale l’impresa in fase di ristrutturazione – dai 50 dipendenti in su – può proporre un prepensionamento quinquennale per una parte dei suoi lavoratori.
Il contratto prevede uno scivolo per coloro che sono a un massimo di 5 anni dalla prima finestra utile per uscire con la pensione di vecchiaia, o con l’anticipata, e abbiano maturato il requisito contributivo minimo. Con il consenso scritto del diretto interessato e l’accordo tra impresa e sindacati, questi lavoratori possono chiudere il rapporto e avere l’accompagnamento alla pensione.
Ma, a queste condizioni, cosa cambia per il lavoratore che va in pensione? Per lui, l’assegno sarà pari alla pensione maturata al momento del recesso del contratto. Quindi, va incontro a una indennità più bassa avendo 5 anni in meno di contributi. Sta di fatto che coloro i quali escono con l’anticipata, si troveranno anche 5 anni di contributi figurativi pagati dall’azienda.
E per il datore di lavoro? Cosa cambia? Nel caso di pensione di vecchiaia, il datore paga tramite l’Inps l’indennità mensile sgravata dal controvalore della Naspi che spetterebbe al lavoratore stesso. Se invece quest’ultimo va in pensione anticipata, al datore spetta anche il versamento della contribuzione. Il meccanismo al vaglio di Palazzo Chigi, infine, prevede un ingresso ogni tre uscite.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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