Stando al Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, entro il 2028, imprese e pubbliche amministrazioni italiane avranno bisogno di reperire tra 3,4 e 3,9 milioni di occupati. Ma quali saranno i settori che tireranno di più?
Tra i settori dove si concentra la maggiore richiesta di occupati al primo posto c’è la filiera legata al commercio e al turismo: fino a 713mila unità. A seguire troviamo i servizi operativi di supporto alle imprese e alla Pubblica Amministrazione (563mila), il comparto salute (massimo 465mila risorse), finanza e consulenza (454mila). Chiude la classifica la filiera di formazione e cultura con un fabbisogno massimo di lavoratori di 445mila unità nei prossimi cinque anni
Considerando le diverse categorie di lavoratori, il tasso di fabbisogno più elevato si registra per i dipendenti del settore pubblico (+5%). Tassi più modesti riguardano invece gli autonomi e i dipendenti del settore privato con valori compresi tra il 2,2 e il 3,2%.
Tra quest’anno e il 2028, il settore pubblico italiano avrà l’esigenza di sostituire oltre 800mila lavoratori, necessari non solo per garantire il turnover ma anche per raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr. Nello specifico, poco meno della metà delle nuove assunzioni è attesa nel comparto dei servizi generali e dell’assistenza sociale obbligatoria (29mila unità in più). L’aumento di personale è atteso tuttavia anche nella sanità e nell’istruzione con quasi 22mila contratti in più in entrambi i settori.
Per quanto riguarda le figure professionali con la maggiore possibilità di incrociare l’effettivo bisogno di aziende e imprese, il report calcola che il 39% delle richieste riguarderà lavoratori di alto profilo: dirigenti, specialisti e tecnici necessari a rimpiazzare chi, in questi anni, andrà in pensione oppure perché è in atto un’espansione del settore. A seguire ci sono le figure intermedie come impiegati, professionisti commerciali e dei servizi (36%) mentre sarà più modesto il fabbisogno di operai, sia specializzati sia conduttori di impianti (17%). Una quota minima (8%) è rappresentata infine dalla richiesta di lavoratori non qualificati.