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Italia, il Paese del part-time involontario

Incide per il 54,8% mentre la media europea è del 19,4%. E colpisce soprattutto le donne

Di certo non ci manca la voglia di lavorare, ma le opportunità. In Italia, infatti, uno studio di Adaptland ha evidenziato che più della metà dei lavoratori part-time è costretta a lavorare meno ore di quanto desidererebbe.

Il part-time involontario, una condizione in cui il lavoratore accetta un contratto part-time non per scelta, ma perché non riesce a trovare un lavoro a tempo pieno è un fenomeno che colpisce soprattutto le donne: quest’ultime rappresentano due terzi dei lavoratori in questa situazione.⁠

Con un’incidenza del 54,8%, l’Italia si colloca al secondo posto in Europa per part-time involontario, subito dopo la Romania. La media europea è molto più bassa, pari al 19,4%, con Paesi come i Paesi Bassi (2,1%) e la Germania (5,5%) che registrano percentuali decisamente inferiori. In pratica, più della metà dei lavoratori italiani con un contratto part-time preferirebbe lavorare a tempo pieno, ma non riesce a trovare opportunità.⁠

Le donne, come già accennato, sono le più colpite: il 15,6% delle donne occupate è in part-time involontario, un dato tre volte superiore a quello degli uomini (5,1%). Questo significa che quasi una donna su due che lavora part-time lo fa perché non ha alternative.⁠

Nonostante il numero di lavoratori in part-time involontario sia diminuito negli ultimi dieci anni, passando da 2,6 milioni nel 2014 a 2,2 milioni nel 2023 (-14,5%), la percentuale rispetto al totale dei contratti part-time rimane molto alta. Il che riflette un problema strutturale del mercato del lavoro italiano, in cui molte aziende offrono contratti ridotti per contenere i costi, senza però riuscire a soddisfare la domanda di lavoro a tempo pieno.⁠

Ma cosa bisognerebbe fare per ridurre il part-time involontario? Di sicuro, sarebbero necessarie politiche che incentivino le aziende a offrire contratti a tempo pieno e sostegni concreti per le lavoratrici. Migliorare i servizi di welfare, come asili nido accessibili e flessibilità lavorativa, è essenziale per consentire a più donne di accedere a lavori più stabili e soddisfacenti.⁠

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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