Nella partita sul salario minimo, entra in campo anche il Cnel. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro presieduto da Renato Brunetta, tra due mesi, presenterà una sua proposta riguardo l’iniziativa promossa dalle opposizioni di introdurre anche in Italia una legge con la quale stabilire una soglia minima di guadagno – nella fattispecie 9 euro lordi l’ora – per ogni lavoratore. Il Governo Meloni non sembra intenzionato a perseguire fino in fondo questa soluzione.
Per questo metterà sul tavolo altre proposte per contrastare il lavoro povero. In primis, con lo scopo di dare maggiori tutele a quei lavoratori che a oggi non sono coperti dalla contrattazione collettiva o che sono vincolati ai cosiddetti contratti pirata, siglati – vale a dire – da sindacati poco o per nulla rappresentativi. Il risultato da raggiungere è quello di fare in modo che chi oggi svolge un’attività non coperta da un Ccnl abbia diritto a ricevere il salario previsto dal contratto collettivo nazionale leader del settore di riferimento, il più vantaggioso.
E se questo settore di riferimento non esiste? In tal caso, avanza l’ipotesi di applicare il salario equivalente alla media dei principali contratti collettivi nazionali applicati in settori lavorativi affini. Questo tipo di misure, stando all’Esecutivo Meloni, garantirebbe un miglior risultato rispetto a una legge sul salario minimo perché quest’ultima rischierebbe di produrre effetti distorsivi sul mercato finendo per abbassare intorno alla soglia minima anche le retribuzioni attualmente più alte.
Ma quanti lavoratori sono interessati da questa partita? C’è chi parla di circa 420mila dipendenti, chi di 730mila. In ogni caso, l’estensione del Ccnl non è l’unica misura che ha in serbo il Cnel. Con essa, infatti, avanza anche quella di detassare le imprese che fanno partecipare i lavoratori agli utili aziendali e che, quindi, garantiscono stipendi più alti. E poi c’è il tema del rinnovo dei contratti, alcuni dei quali fermi da anni, per i quali il governo medita di detassare gli aumenti. Sta di fatto che l’opposizione non arretra: per spingere affinchè si approvi una legge sul salario minimo ha avviato una raccolta firme online sul sito www.salariominimosubito.it. E ieri è stato preso subito d’assalto tant’è che è andato in crash.