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Come se la passa il settore della ristorazione?

Alla vigilia dell'inizio della stagione turistica, numeri in chiaroscuro nel tredicesimo Rapporto della Fipe

E’ vero che in Italia i ristoranti sono sempre pieni, come disse un ministro dell’Economia anche in piena crisi finanziaria nel 2008? In vista dell’inizio della stagione turistica con Pasqua, il 25 aprile e il primo maggio alle porte, i numeri del Rapporto Ristorazione della Fipe sono in chiaroscuro. Nel 2024, infatti, il valore aggiunto è stato di 59,3 miliardi di euro (+1,4%), ma il numero di attività è calato dell’1,2% rispetto al 2023.

Anche i consumi hanno mostrato segni di crescita, raggiungendo i 96 miliardi di euro (+1,6% in termini reali rispetto al 2023), pur restando ancora al di sotto del picco pre-pandemia (-6%).  Ma, come accennato, il numero di imprese nel settore si è ridotto a 328 mila, segnando una flessione dell’1,2% rispetto all’anno precedente, con una contrazione più marcata tra i bar (-3,3%). Questa tendenza riflette un cambiamento nei modelli di consumo e le difficoltà specifiche che stanno affrontando i locali di più piccole dimensioni. Nonostante ciò, il sentiment tra gli operatori rimane positivo, anche se il rallentamento della crescita economica suggerisce una prudente cautela.

Sul fronte dei prezzi, il settore ha registrato aumenti medi superiori al 3%, una decelerazione rispetto al +5,8% del 2023, ma ancora al di sopra del tasso di inflazione generale. Negli ultimi tre anni, i prezzi della ristorazione sono cresciuti del 14,6%, in linea con l’inflazione generale che si è attestata al 15,4%. Questo trend riflette la differente velocità di adeguamento dei listini nel settore dei servizi rispetto ai beni. Nel 2024, oltre il 40% delle imprese ha effettuato almeno un investimento, per un valore complessivo stimato di circa 2 miliardi di euro, a conferma della propensione a modernizzare e innovare.

Un aspetto centrale del Rapporto riguarda l’occupazione, che nel settore della ristorazione ha visto un incremento significativo. Il numero di occupati nel settore ha raggiunto i 1,5 milioni di unità, con un aumento del 5% rispetto al 2023, di cui oltre 1,1 milioni sono lavoratori dipendenti, con un incremento del 6,7% (+70.000 unità). Le difficoltà strutturali nel reperire personale qualificato, in particolare nei ruoli tecnici, restano una delle principali sfide del settore. Il mismatch tra domanda e offerta di competenze, infatti, si è acutizzato, minando la capacità delle imprese di mantenere elevati standard di servizio.

l presidente Fipe Lino Enrico Stoppani, ha commentato il Rapporto 2025 sottolineando l’importanza di affrontare le difficoltà strutturali attraverso una serie di interventi. “Il Rapporto 2025 restituisce un quadro estremamente composito sul settore della ristorazione, alle prese con un lungo recupero dei livelli pre-pandemia che, tuttavia, non sembra essersi ancora concluso”. Secondo Stoppani, “le perduranti difficoltà nella ricerca di personale qualificato, nonostante la crescita complessiva degli occupati, deve far accendere un faro sulle prospettive del settore in termini di mantenimento degli elevati standard di offerta e di servizio che lo hanno sempre contraddistinto. Le leve devono essere indirizzate a rafforzare sicurezza contrattuale e stabilità economica; e riguardo al rinnovo del Ccnl ha rappresentato un passaggio importante, migliorare la flessibilità organizzativa, anche intervenendo sui modelli di business delle imprese ed investire sui fronti della formazione professionale partendo dalla scuola”.

Nel suo intervento dopo la presentazione del Rapporto Ristorazione 2025, il presidente Inps, Gabriele Fava, ha sottolineato che “l’Inps ci sarà sempre, sarà il vostro miglior partner di vita e lo farà personalizzando i servizi con un welfare generativo, perché l’Inps non è solo pensione è anche valore aggiunto che vuole offrire servizi efficaci, efficienti e facili da utilizzare, che accompagnino gli individui nel loro percorso di vita”. “Serve un protocollo d’intesa tra Inps e imprese per consentire da un lato una miglior crescita imprenditoriale e dall’altro un miglior inserimento dei giovani”. Fava ha poi sottolineato l’importanza della formazione professionale come strumento per aumentare la base occupazionale e garantire un flusso costante di contribuenti al sistema pensionistico. Il presidente Inps ha concluso il suo intervento parlando anche del miglioramento dei servizi offerti dall’Istituto per garantire una maggiore efficienza e accessibilità agli utenti semplificando le pratiche burocratiche e rendere più facile l’accesso alle informazioni, sia per i lavoratori che per le imprese.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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