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Perché i giovani sono sempre meno coinvolti nelle aziende dove lavorano

L'engagement dei talenti è diminuito dal 40% al 35%, dice uno studio di Manpower Group

Negli ultimi cinque anni, l’engagement dei giovani talenti rispetto alle aziende in cui lavorano è diminuito passando dal 40% al 35%. A sostenerlo è uno studio di Manpower Group. In particolare, le persone più giovani si sentono meno seguite e supportate sul lavoro, avvertono una diminuzione di opportunità di apprendimento e di sviluppo di nuove competenze, si sentono meno connesse alla mission aziendale, hanno meno occasioni di confronto con il management, meno possibilità di crescita professionale e di far valere la propria opinione.

A questo si aggiunge il fatto che, in media, la salute mentale della Gen Z è più precaria rispetto alle altre generazioni. Indipendentemente dalle cause, gli/le Zoomers sono tra i più inclini (57% in Italia vs 52% a livello globale) a segnalare un elevato livello di stress nelle attività lavorative quotidiane. Mentre, ad esempio, solo il 44% dei/delle ‘baby boomer’ italiani/e (vs 33% di quelli a livello globale) lamenta un elevato livello di stress sul lavoro.

Lo scenario delineato dallo studio poi evidenzia come molte persone della Gen Z, oltre a sentirsi sotto pressione, non pensano di avere un futuro nelle aziende in cui lavorano. In una situazione in cui è sempre più difficile trovare personale qualificato e le persone più giovani devono prepararsi a diventare leader nel futuro, bisogna invertire questa tendenza.

Non a caso, secondo l’indagine di Manpower Group, le attività di recruiting (28%) e di upskilling e reskilling (28%) rivolte alla Gen Z figurano tra le principali priorità delle aziende a livello globale. E in risposta a questa situazione, le imprese italiane hanno deciso di mettere già in atto diverse strategie per realizzare ambienti di lavoro più attraenti per la Gen Z, ad esempio migliorando le dotazioni tecnologiche (37%), adottando soluzioni per il benessere sul luogo di lavoro (37%), offrendo orari di lavoro flessibili (27%), salari più elevati (22%) e puntando sulla crescita professionale (28%).

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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