
In Spagna, nonostante sia fortemente contestato per il probabile accordo sull’amnistia con gli indipendentisti catalani, il socialista Pedro Sanchez dovrebbe essere di nuovo investito della carica di primo ministro per i prossimi quattro anni. Questo in forza di un patto siglato con Sumar, un partito di estrema sinistra, che prevede (anche) la riduzione da 40 a 37,5 ore della settimana lavorativa senza riduzione salariale. È solo un primo passo: perché poi, con la chimera del lavorare meno, lavorare tutti, l’intenzione della compagine politica che si propone come maggioranza è quella di aprire un negoziato tra le parti sociali al fine di giungere a una ulteriore riduzione a 35 ore e, di conseguenza, a una settimana lavorativa di soli quattro giorni.
Detto questo, c’è da dire che il monte ore massimo stabilito per legge nell’Ue è di 48 ore settimanali, straordinari compresi. Inoltre, i dipendenti devono poter riposare per almeno 11 ore consecutive al giorno, e ogni 7 giorni vanno riconosciute almeno 24 ore di riposo consecutivo settimanale in un periodo di riferimento di 2 settimane. Con queste regole, in media, un cittadino europeo di età compresa tra i 20 e 64 anni lavora 37,5 ore alla settimana. E, stando a Eurostat, ai due estremi della classifica ci sono la Grecia che, con una media di 41 ore di lavoro settimanale, si aggiudica il primo posto tra i workaholics, e i Paesi Bassi che sembrano essere i più “rilassati” con una media di 33,5 ore alla settimana. Un dato che sembrerebbe ribaltare numerosi stereotipi, quindi.
Sta di fatto che la classifica regionale rivela che il numero di ore di lavoro sembra essere inversamente proporzionale alla produttività e, quindi, agli stipendi. Si lavora di meno al nord, in Paesi come la Germania, l’Irlanda, la Danimarca, dove servono meno ore di lavoro per poter permettersi uno stile di vita dignitoso. Aumentano invece il numero di ore di lavoro nei Paesi dell’Est e nella penisola iberica, dove sono necessarie più ore di lavoro per avere lo stesso tenore di vita dei Paesi del nord.
E l’Italia? Complessivamente, siamo allineati alla media dei Paesi Ue per il numero di ore di lavoro settimanali. Ciononostante, a livello regionale, il caso italiano sembra essere l’eccezione alla regola. Infatti, anche in questo caso, emerge un divario nord-sud che divide il nostro Paese. Le regioni del nord sono quelle dove in media si lavorano più ore alla settimana, mentre al sud succede l’opposto. Questo dato può essere interpretato in molti modi, ma sembra principalmente un sintomo dei salari bassi al Nord e degli alti livelli di disoccupazione e lavoro precario al Sud.