Il made in Italy, la nostra manifattura, si muove in modo sempre più evidente sulla strada dell’automazione. L’ultima relazione di Bankitalia lo conferma: se, infatti, a metà degli anni Novanta c’erano in Italia 5,6 robot per mille addetti, oggi il valore è quasi triplicato e il gap nei confronti della Germania, che resta ampio, è legato solo alla diversa specializzazione settoriale, in particolare al diverso peso dell’auto.
Escludendo il settore automobilistico – si legge nella relazione – l’industria manifatturiera italiana è la più automatizzata con quasi 14 unità ogni mille addetti, mentre a Berlino ce ne sono meno di 13. Ma la sua evoluzione risulta simile a quella tedesca.
In particolare, le produzioni di apparecchi elettrici, di macchinari e di prodotti in metallo sono in Italia tradizionalmente più intensive nell’utilizzo di robot. Ma a questi settori si sono aggiunti quelli metallurgico, alimentare e farmaceutico, nei quali il numero di robot installati, inizialmente contenuto, è cresciuto nell’ultimo decennio a un ritmo più sostenuto rispetto agli altri Paesi.
Dai dati della Federazione Internazionale di Robotica, è evidente la spinta innovativa crescente: se nel 2013 erano appena 5 mila le installazioni annuali di robot, nel 2022 siamo arrivati a ridosso di 12mila, conquistando la sesta posizione mondiale.
Si tratta di una bella fetta: il 16% in Europa, con una crescita del 18% in particolare per il comparto della meccanica e della metallurgia, che vale un terzo del totale.
Sta di fatto che il declino dell’auto nazionale è visibile anche qui, negli investimenti in automazione, che non possono che seguire in modo lineare la discesa produttiva: il calo dei robot nel settore è del 22%. Appena 900 unità, il 7,5% del totale, mentre nel mondo la quota legata all’auto è del 25%.
Per l’Italia, ad ogni modo, lo stock è in forte crescita, con una chiara accelerazione visibile dal varo dei bonus 4.0: dalle 67mila unità del 2016, si è passati alle 97mila del 2022, con un aumento ulteriore nel corso del 2023.
Dal 2017 ad oggi, solo la Cina ha avuto tassi di crescita superiori al nostro: siamo passati dall’ottava al sesto posto mondiale per stock, superando la soglia delle 100mila unità.