
Bill Gates ci ha visto giusto quando ha avuto modo di affermare che ChatGPT sarà sempre più “come un collega disponibile h24 per aiutarci in vari compiti”. Il mercato del lavoro è all’alba di una rivoluzione tecnologica di cui oggi vediamo solo i primi effetti: lo ha confermato una ricerca di Goldman Sachs secondo cui nei prossimi anni circa due lavori su tre finora conosciuti e praticati dagli umani saranno appannaggio dell’intelligenza artificiale.
Nello specifico, secondo questo studio, in Usa, circa il 46% delle posizioni amministrative potrebbe essere rimpiazzato da un addetto non umano, oltre che il 44% dei lavori in ambito legale e il 37% delle mansioni di ingegneria. Dobbiamo prepararci, quindi, ad una nuova era.
Le prime utilizzazioni di strumenti come ChatGPT e Midjourney rappresentano solo l’antipasto di ciò che ci attende, a cominciare dalle filiere produttive del mondo occidentale. Ma questo, in pratica, cosa significherà? Cosa comporterà? In generale, si teme che molte mansioni finora affidate agli uomini siano destinate a perdersi con un grave danno per il mercato del lavoro. Sta di fatto che, secondo la maggior parte degli analisti, questo potrebbe essere solo il primo effetto della rivoluzione digitale: nel medio e lungo periodo, l’avvento dell’intelligenza artificiale creerà essa stessa nuove opportunità lavorative.
Ma la cosa più importante che sottolineano gli economisti è che “avere un collega sempre disponibile ad aiutarci”, per dirla con Bill Gates, potrà far spiccare letteralmente il volo ai prodotti interni lordi del Paesi che la utilizzeranno. L’intelligenza artificiale, infatti, farà aumentare la produttività e, conseguentemente, si stima che il Pil globale annuale possa aumentare anche del 7% nel corso di un decennio, vale a dire il doppio di quanto di solito si registra ora.
"Faccio proprio un lavoro del cavolo!": quando si avverte di fare qualcosa di inutile