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Lavoro, imprese a caccia di 316 mila occupabili

L'indagine Censis-Confcooperative: mancano soprattutto operai specializzati, camerieri e addetti alle pulizie. E non ci sono mai stati tanti over 65 ancora attivi

Sono almeno 316 mila i posti di lavoro che non si riescono ad occupare nel sistema Italia. E le figure più difficilmente ingaggiabili sono manovali, camerieri e addetti alle pulizie. È la fotografia scattata dal Censis per Confcooperative che, tra l’altro, presenta un conto davvero salato. Costa, infatti, 28 miliardi, pari all’1,5% del Pil.

Cosa vuol dire? Che se le imprese fossero riuscite a trovare tutte le figure professionali di cui ci sarebbe stato bisogno, la crescita di quest’anno avrebbe potuto aggiungere i 1.810 miliardi di euro.

Ma non è tutto: la stessa indagine del Censis, intitolata non a caso “Lavoro, il mercato contorto”, mostra che il deficit più ampio, stando ai dati del secondo trimestre 2023, riguarda soprattutto le attività di alloggio e ristorazione che, rispetto ad un valore medio del 2,3% per il totale di industria e servizi, tocca quota 3,7%. Appena al di sotto, il settore delle costruzioni con il 3,1% e le attività di informazione e comunicazione (2,9%). Questo, mentre meno critica appare la situazione nel manufatturiero (2%), nel settore energetico (1,2%) e nei trasporti (1,4%).

Fatto sta che, secondo il Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal, sono circa 472 mila gli ingressi programmati dalle imprese per il mese di ottobre e 1,2 milioni quelli per il trimestre ottobre-dicembre, con una leggera flessione rispetto all’anno precedente dell’1,2% nel mese e dell’1,4% nel trimestre.

La difficoltà di reperimento che complessivamente riguarda il 51% delle ricerche di personale, raggiunge il picco del 66,3% per gli operai specializzati e del 53% per le professioni tecniche e per quelle qualificate nelle attività commerciali.

Ma il mercato del lavoro non soffre solo del disallineamento tra domanda e offerta: è anche un mercato che sta sì crescendo (gli occupati totali con almeno 15 anni sono aumentati nell’ultimo decennio di quasi 800 mila unità, con un incremento rispetto al 2012 del 3,6%) ma che sta, anche, inevitabilmente invecchiando. In 10 anni, dal 2012 al 2022, gli over 50, infatti, sono cresciuti di quasi 3 milioni passando dai 6,3 milioni del 2012 ai 9 milioni del 2022: un incremento del 42,4%, tanto che oggi la classe d’età 50 rappresenta una quota pari al 39% sul totale dell’occupazione (era il 28,4% nel 2012). Per non parlare degli over 65: nel 2022, sono risultati ancora occupati 687 mila individui con un’età uguale o superiore ai 65 anni. Tra il 2012 e il 2022, la componente più anziana è di fatto cresciuta del 72,2%. Una situazione che, di fatto, congela l’occupazione giovanile: tra il 2012 e il 2022, i 15-34enni occupati si sono ridotti , in termini assoluti, di 361mila unità e, in termini relativi, del 6,5% passando dal 25,1% del 2012 al 22,6% del 2022.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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