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Quanti italiani lavorano in smart working

I dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano

Al lavoratore medio italiano, levategli tutto ma non lo smart working. Ormai, l’abitudine di lavorare da remoto imposta dalla pandemia ha preso definitivamente piede: nel 2025 sono previsti 3,7 milioni di smart workers.

Il dato emerge da una ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano che, per il 2025, prevede una crescita del 5% del lavoro a distanza.

Con alcune differenze tra il tipo di aziende: si lavora da remoto in media nove giorni al mese nelle grandi imprese, sette nella Pubblica amministrazione e 6,6 nelle Pmi.

Nelle grandi aziende, lo smart working coinvolge quasi 2 milioni di lavoratori (1,91 milioni, +1,6% sul 2023), un dato ormai vicino al picco della pandemia, con il 96% delle aziende che hanno consolidato la prassi. Tanto che per il prossimo anno una grande impresa su tre prevede addirittura di incrementarlo.

A fare passi indietro sono, al contrario, le piccole e medie imprese, dove si è passati quest’anno a 520mila lavoratori a distanza, contro i 570mila dell’anno scorso e dove solo l’8% ipotizza un aumento del lavoro da remoto nel 2025.

Resta invece stabile la situazione nelle microimprese (625mila nel 2024, 620mila nel 2023). Nella Pubblica amministrazione, invece, il trend pare destinato a invertirsi: da 515mila smart workers nel 2023, si è passati a 500mila quest’anno, ma il 43% delle PA prevede un incremento dei lavoratori coinvolti nel 2024.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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