Stando all’indagine condotta dal Centro di ricerca Crilda dell’Università Cattolica, ci sono profonde differenze nelle opportunità formative offerte ai giovani europei. In media, circa il 16% dei giovani tra i 25 e 34 anni partecipa a corsi di formazione in Europa, con punte che superano il 30% nei paesi del nord Europa, mentre in Italia siamo al 13%.
La ricerca ha messo a punto un indicatore che serve a misurare diverse dimensioni: prospettive di carriera dei giovani, stabilità dei contratti, opportunità di formazione, soddisfazione. Il punteggio dell’indicatore varia da 0 a 100, dove 100 rappresenta le prospettive migliori e una grande soddisfazione, mentre 0 indica precarietà e insoddisfazione.
Ora: le giovani donne sono sempre un po’ meno soddisfatte dei giovani uomini, salvo nella fascia 26-29, al Nord, dove la differenza è ascrivibile ad una quota maggiore di giovani donne impegnate in formazione professionale (16%), rispetto agli uomini (11%).
Complessivamente, l’indicatore varia tra 34 per le giovani donne non laureate del Sud (con uno scarto di soli 2 punti nei confronti dei coetanei uomini), a più di 70 per uomini e donne residenti al Nord e laureati. Il distacco maggiore si osserva per i laureati con più di 30 anni al Centro, dove la quota di uomini che fa formazione è il doppio rispetto alle donne (16% rispetto a 8%).
Chi resta intrappolato in lavori con orizzonti di carriera limitati sono i non laureati, specialmente al Sud Italia, con meno del 4% dei lavoratori che viene coinvolto in corsi di aggiornamento. Come dire: avere una laurea fa sempre la differenza per trovare condizioni di lavoro migliori.