
Stando a una ricerca di Confcommercio, nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese ben 38,6 miliardi di euro, mettendo a rischio 268.000 posti di lavoro regolari. Non solo: c’è anche un peso psicologico di cui tener conto. Più di un imprenditore su tre teme di essere vittima di fenomeni criminali. Questo, senza dire che un consumatore su quattro ha acquistato almeno una volta un prodotto contraffatto o un servizio illegale.
Nello specifico: l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione 7,5 miliardi, la contraffazione 4,8 miliardi, il taccheggio 5,2 miliardi e la cyber criminalità 3,8 miliardi.
Altri costi, derivanti da ferimenti, assicurazioni e spese per proteggersi, ammontano a 6,9 miliardi.
Gli imprenditori percepiscono l’usura come il fenomeno criminale in maggior crescita (24,4%), con una preoccupazione più alta al Sud (25,6%). Tuttavia, solo il 62,1% degli imprenditori ritiene necessario denunciare usura e racket, mentre il 27,1% non sa come reagire.
I furti, invece, rappresentano il crimine che preoccupa di più (30,4%) e rappresentano un fenomeno percepito in aumento dal 23,5% dei commercianti. Anche la concorrenza sleale (59,9%) e la riduzione dei ricavi (29,1%) sono effetti pesanti dell’illegalità.
Nel corso della Giornata della Legalità organizzata da Confcommercio, il Generale della Finanza Rosario Massino ha illustrato la strategia multilivello per combattere la contraffazione: le Fiamme Gialle puntano a utilizzare le tecnologie più avanzate per smantellare le filiere del falso e interrompere i flussi finanziari delle organizzazioni criminali. Ma è una vera e propria guerra quotidiana.