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Partecipazione sul mercato del lavoro, il gap che condanna le donne

Bankitalia: rimane di 8,8 punti percentuali inferiore alla media della Ue. Perché servono interventi mirati per le donne

Dopo tre anni di rialzo sostenuto, nel 2024 il numero di persone attive è salito solo lievemente (0,3 per cento; 70.000 persone), riflettendo la sostanziale stabilità del tasso di partecipazione su livelli storicamente elevati per l’Italia (66,6 per cento): a dirlo è Bankitalia, nel suo ultimo report.

L’espansione dell’offerta di lavoro nelle fasce di età superiori a 55 anni ha bilanciato la contrazione nelle classi di età inferiori, caratterizzate sia da una consistente diminuzione della popolazione, sia da una maggiore reattività della partecipazione agli
andamenti ciclici.

Nonostante i recenti progressi, il tasso di partecipazione rimane di 8,8 punti percentuali inferiore alla media della UE (di 8,3 nel 2023). Il divario, più contenuto per gli uomini, è invece particolarmente marcato fra le donne (oltre 13 punti): per ridurlo sarebbero necessari interventi mirati, quali ad esempio il rafforzamento della disponibilità di servizi di cura per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti, misure che favoriscano il coinvolgimento dei padri nella cura dei figli e politiche che promuovano il reinserimento professionale delle donne che hanno lasciato il lavoro da più tempo.

Dai primi anni duemila fino al 2014 l’immigrazione ha consentito la crescita demografica, ma dal 2015 i flussi in entrata si sono ridotti; nel frattempo l’emigrazione di italiani e stranieri è aumentata, determinando una flessione della popolazione residente e di quella in età da lavoro. Secondo lo scenario mediano delle proiezioni demografiche dell’Istat, anche nei prossimi 15 anni i flussi migratori non sarebbero
sufficienti a compensare gli effetti negativi della demografia sulla forza lavoro. Se la partecipazione di uomini e donne continuasse a salire in ogni classe di età agli stessi ritmi osservati tra il 2014 e il 2024, il numero degli attivi diminuirebbe già dal prossimo anno fino a ridursi di circa il 6 per cento nel 2040; la convergenza per donne e giovani agli attuali tassi medi della UE conterrebbe la contrazione all’1
per cento.

Nell’ultimo decennio anche l’emigrazione dall’Italia è molto aumentata, soprattutto tra i giovani di età compresa tra 18 e 39 anni, che nel 2024 hanno contribuito per oltre la metà degli espatri. Una parte cospicua dell’emigrazione netta interessa i laureati di cittadinanza italiana: nel 2023 (ultimo anno per cui esistono dati ufficiali) si è registrata un’emigrazione netta di oltre 20.000 cittadini con titolo di studio universitario, di cui l’80 per cento nella fascia tra 25 e 40 anni.

Nel 2024 il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5 per cento, il valore più basso da 17 anni. La riduzione è stata maggiore per i giovani nella fascia di età tra 15 e 24 anni: il loro tasso di disoccupazione è tuttavia ancora pari al 20,3 per cento, 5,4 punti percentuali sopra la media della UE. È diminuita di quasi un punto, al 15,2 per cento, la quota dei giovani tra 15 e 29 anni che non sono né occupati né inseriti in
percorsi di istruzione o formazione (not in education, employment or training, NEET).

I miglioramenti sono stati più marcati nel Mezzogiorno: dal 2019 il divario nel tasso di disoccupazione rispetto al Centro Nord è sceso da 10,8 a 7,5 punti percentuali; quello nella quota dei giovani NEET è diminuito da circa 17 punti a circa 12.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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