
In Italia, rispetto ai livelli pre-pandemia, ci sono più occupati e il dato sta migliorando di anno in anno. Lo conferma una ricerca dell’Istat che sottolinea anche come nel Paese ci siano più contratti a tempo indeterminato. Nel 2022, l’aumento dei lavoratori ha toccato quota 545mila unità, facendo segnare un +2,4% rispetto al 2019. Fatto sta che il segreto del successo, soprattutto nell’ultimo biennio, sembrerebbe evidenziarsi alla voce somministrazione. Il numero medio mensile di somministrati, infatti, è stato pari a circa 515mila unità nel 2022, 40mila in più rispetto al 2021, con una crescita tendenziale dell’8,3%. Assolavoro Datalab, il centro studio dell’associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro, ha messo questo dato al centro della sua ultima analisi dalla quale è scaturita una dinamica favorevole nel campo del lavoro anche grazie all’aumento dell’occupazione femminile, oltre che a tempo indeterminato. Ma in che misura pesa il ruolo dei cosiddetti somministrati? I lavoratori assunti a tempo indeterminato dalle Agenzie hanno toccato a gennaio 2023 quota 130mila sugli oltre 500mila occupati ogni mese, è il dato che sottolinea Assolavoro. Questo, sebbene le conseguenze del conflitto in Ucraina e della crisi energetica siano ancora brutte gatte da pelare. Inoltre, la dinamica dei somministrati non è affatto lineare. Gli occupati a termine, infatti, sono calati su base annua del 9,5%, mentre i lavoratori somministrati a tempo indeterminato sono cresciuti del 20,8%. Su Affari&Finanza, il presidente di Assolavoro Francesco Baroni ha sottolineato in ogni caso come la sfida sia sempre più scovare i talenti e metterli a disposizione delle aziende e, nel tempo lungo, fare in modo che queste ultime siano capaci di trattenerli. Un dato per tutti fotografa quest’aspetto: la carenza di manodopera in settori specifici come, ad esempio, quelli legati al mondo digitale e alla transizione ecologica. La consapevolezza che il mercato del lavoro sia ripartito ma che servono sempre più addetti qualificati è stata condivisa anche da Mauro Di Giacomo, responsabile dell’osservatorio Assolavoro Datalab, in occasione della seconda edizione di “Cloud del lavoro”, la raccolta di contributi dei principali attori delle politiche del lavoro in Italia. L’economia italiana finora ha fatto registrare un’ottima tenuta rispetto alle tensioni geopolitiche tanto temute da oltre un anno a questa parte, con un +3,7% e la ripresa dell’occupazione che, a fine 2022, ha fatto toccare il numero di occupati di 23,3 milioni (+1,5% rispetto al gennaio dello stesso anno). Ma ora bisogna attrezzarsi perché le prospettive del 2023 non sono altrettanto rosee con il tasso di disoccupazione che dovrebbe salire dal 7,8% all’8,2%.