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Relazioni industriali e potere d’acquisto: un cambio di paradigma per l’economia circolare

Non ci si può limitare alla contrattazione salariale

Le relazioni industriali, tradizionalmente focalizzate sulla definizione delle retribuzioni e dei benefit per i dipendenti, stanno affrontando ( o dovrebbero affrontare) una nuova sfida nel contesto economico attuale. L’attenzione, più che sul “giusto salario”, dovrebbe concentrarsi sul potere d’acquisto reale dei lavoratori e sulla definizione di prezzi più accessibili per i consumatori. Questo cambio di prospettiva è cruciale per sostenere l’economia circolare e garantire una crescita economica più inclusiva e sostenibile.

L’urgenza di un nuovo approccio

Il contesto economico attuale è caratterizzato da un’inflazione crescente e da un generale aumento del costo della vita, che erodono il potere d’acquisto delle famiglie. Anche gli incrementi salariali, pur necessari, rischiano di essere insufficienti o addirittura controproducenti se non accompagnati da una politica complessiva che tenga conto dei prezzi di beni e servizi. È evidente che i salari più alti non bastano se il costo della vita cresce in modo sproporzionato.

Per affrontare questa sfida, le relazioni industriali devono andare oltre la contrattazione salariale e intervenire su un aspetto fondamentale: la marginalità delle imprese. Ridurre leggermente i margini di profitto, garantendo comunque la sostenibilità aziendale, potrebbe consentire una diminuzione dei prezzi al consumo, aumentando la capacità di spesa di una platea più ampia di consumatori.

Prezzi accessibili per rilanciare l’economia

L’idea di rivedere la marginalità aziendale non implica un sacrificio a fondo perduto da parte delle imprese, ma piuttosto un investimento strategico. Prezzi più bassi e accessibili possono espandere il bacino di consumatori, stimolando così la domanda e attivando un ciclo virtuoso di produzione, consumo e redistribuzione della ricchezza. In altre parole, la riduzione dei prezzi al consumo rappresenta una leva fondamentale per rilanciare l’economia circolare: un modello economico in cui il benessere di tutti alimenta una crescita sostenibile e duratura.

La collaborazione tra parti sociali

Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un dialogo costruttivo tra le parti sociali: imprese, sindacati e governi. Le imprese devono accettare di ridefinire le proprie priorità, puntando su una crescita di lungo termine anziché su profitti immediati. I sindacati, a loro volta, devono abbracciare una visione più ampia, considerando non solo l’aumento delle retribuzioni ma anche l’impatto dei prezzi sul benessere dei lavoratori. Infine, i governi possono svolgere un ruolo cruciale incentivando le imprese che adottano pratiche virtuose attraverso sgravi fiscali o agevolazioni.

Verso un nuovo equilibrio

Questo nuovo approccio richiede un cambiamento culturale significativo. Le relazioni industriali devono diventare un motore di innovazione sociale, capace di affrontare le sfide economiche in modo sistemico. Ridurre i margini aziendali per abbassare i prezzi non è una soluzione semplice né immediata, ma rappresenta una strada concreta per garantire una maggiore equità e un benessere diffuso.

In conclusione, il compito delle relazioni industriali non può più limitarsi alla contrattazione salariale. È necessario agire sul potere d’acquisto e sulla struttura dei prezzi, promuovendo un modello economico in cui tutti possano contribuire e beneficiare. Solo così sarà possibile costruire un’economia circolare capace di coniugare sostenibilità, inclusività e crescita.

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Autore - Articoli pubblicati: 172

Segretario Generale Confederazione SELP

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