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Dottore agronomo e forestale, la nuova professione che combatte il cambiamento climatico

E' tra quelle in controtendenza: attira sempre più professionisti

Tra le professioni più di tendenza e che attirano sempre più persone c’è quella del dottore agronomo e forestale, professionista le cui competenze spaziano dalla gestione delle aziende agricole al verde urbano, dal paesaggio all’estimo e ora all’agrivoltaico.

In tutto poco meno di 20mila professionisti (ma ne servirebbero molti di più), che dal 2019 al 2023 hanno visto accrescere del 44% il numero di under 30 e la quota di donne (+4,17%). In controtendenza anche l’età media scesa da 54,9 a 52,6 anni. E l’attrattività non si ferma: guardando ai numeri di chi ha superato l’esame di abilitazione sono raddoppiati dal 2018 al 2022 gli agronomi e forestali junior (professione a cui si accede con laurea triennale) passati da 51 a 106 abilitati e sono di più anche i dottori, ovvero i laureati magistrali, passati da 413 a 564 nello stesso periodo (+36 per cento).

Il numero complessivo dei dottori agronomi e forestali è però sostanzialmente stabile nel quinquennio e questo va a scapito delle fasce intermedie (dai 31 ai 63 anni) che sono tutte in calo. Mentre a crescere ancora di più (+54%) sono gli over 64 (si veda il grafico a fianco).

“Quest’ultimo dato non ci stupisce – ha avuto modo di commentare al Sole 24 Ore il presidente del Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali (Conaf), Mauro Uniformi – capita spesso che molti dipendenti di enti pubblici, una volta in pensione, si iscrivano di nuovo per continuare con la libera professione”.

Dati positivi anche dai redditi: secondo l’ultimo bilancio Epap (l’ente previdenziale pluricategoriale in cui confluiscono i contributi di questi professionisti) i redditi medi dei dottori agronomi e forestali nel post Covid sono aumentati di oltre un quinto, anche se in termini assoluti restano ampiamente sotto i 30mila euro (27.615 dichiarati nel 2023 per l’esattezza).

La categoria ha appena celebrato i 100 anni di vita: è datato 30 novembre 1924, infatti, il Regio decreto che ha istituito l’esame di Stato per l’accesso a questa professione. Che come le altre è profondamente cambiata in questo secolo e che ora deve affrontare le sfide accelerate della tecnologia e del cambiamento climatico.

A definire in dettaglio le attività proprie del dottore agronomo e forestale è la legge 3/1976, che già allora affidava, non in esclusiva, a questi professionisti la gestione delle aziende agricole, la progettazione delle opere di bonifica o di sistemazione del verde e di quelle rurali, delle piste da sci, le attività di estimo, le analisi fisico-chimiche del suolo, solo per citarne alcune. Altri compiti sono arrivati dalle norme Ue su agricoltura, alimentare e sostenibilità ambientale.

“La nostra è una professione che si basa sull’integrazione e la multidisciplinarietà – commenta Uniformi – lavoriamo fianco a fianco soprattutto con le professioni tecniche senza sovrapposizioni”.

Ma quali sono i nuovi mercati che chiamano questa professione? La tecnologia, l’Intelligenza artificiale e persino il cambiamento climatico stanno aprendo nuove possibilità: nell’agrivoltaico, ad esempio, questi professionisti possono firmare le perizie asseverate. Con la tecnologia Iot sono chiamati a ottimizzare l’irrigazione e l’uso di fertilizzanti per ridurre i consumi energetici e l’inquinamento del suolo. Studiano strategie di difesa di boschi e foreste dai mutamenti climatici. Sono strategici nello stimare il grado di resistenza delle aziende agricole al mutamento climatico – alluvioni comprese – e per questo sono richiesti, tra l’altro, dalle banche per le valutazioni sui finanziamenti.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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