
La raccolta firme per arrivare al referendum al fine di abrogare l’Autonomia differenziata va a gonfie vele: sono state raggiunte già le 500mila firme. Questo importante risultato, mentre il comitato promotore è stato affidato all’ex ministro Giovanni Maria Flick.
“Sono un traguardo davvero importante, ma non ci fermeremo qui”, ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Siamo riusciti ad unire un largo schieramento che ha visto insieme partiti, forze sociali ed associazioni che si sono mobilitati e organizzati contro una legge che spacca l’Italia. Si tratta di un risultato politico importante e non scontato – ha aggiunto la leader dem – Il Paese è convinto che quella legge sia sbagliata e pericolosa e la nostra battaglia continuerà con tutte le persone che si sono già mobilitate e che continueranno a farlo nelle nostre feste, nelle strade e nelle piazze. A loro va il nostro più sentito ringraziamento. Un’alternativa a questa destra è possibile e noi la stiamo costruendo, insieme”.
“Come previsto, tra firme cartacee e firme digitali è stato di fatto raggiunto già entro metà settimana il quorum per il quesito del referendum che abroga l’autonomia differenziata”, ha aggiunto Riccardo Magi, segretario di PiùEuropa. “Non nascondo un pizzico di orgoglio per aver contribuito, con la piattaforma pubblica e gratuita per la raccolta delle sottoscrizioni, al raggiungimento di questo risultato. Ma ciò che conta è il dato politico: in 10 giorni mezzo milione di italiani ha già detto no all’autonomia differenziata. Un successo incredibile che è solo l’antipasto della batosta che aspetta Giorgia Meloni quando i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi su questa riforma”, ha concluso il deputato.
E i sindacati? La Cgil l’ha messa così: “Quando sono in gioco il diritto alla salute e alle prestazioni sociali, quando vengono messi a repentaglio i diritti del lavoro, che ne risulterebbe impoverito, quando si colpisce il diritto all’istruzione, quando si mina l’unità del Paese, quando si vanificano scelte cruciali per le politiche ambientali, quando si corre il rischio di smantellare il welfare universalistico, quando aumentando la burocrazia si complica la vita delle imprese, quando si penalizzano i comuni, le città metropolitane e le aree interne, dividendo l’Italia e danneggiando sia il Sud che il Centro-Nord, quando lo stesso sviluppo e la coesione del Paese possono uscirne compromessi…le cittadine e i cittadini italiani non restano indifferenti”.