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Salario minimo e precariato, le ultime raccomandazioni del Governatore Visco

Visco
Il numero uno di Banca d'Italia nell'ultima relazione del suo mandato: no a flat tax e bonus edilizi, il lavoro per i giovani deve essere la priorità

Ieri, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha illustrato le sue ultime Considerazioni generali: lascerà, dopo 12 anni di mandato, alla fine del prossimo ottobre la guida dell’istituto e per la sua successione già si fanno i nomi di Fabio Panetta e Daniele Franco, due ex direttori generali di Palazzo Koch. Sta di fatto che Visco non si è risparmiato e ha detto la sua su tutti i punti più caldi dell’agenda economica italiana, spesso risultando in contrasto con la linea politica che persegue il Governo Meloni.

Visco si è soffermato soprattutto sulle giovani generazioni, che vanno “ascoltate”. Sul salario minimo, definito “utile”. Sul potere d’acquisto di stipendi e salari per il quale “serve una crescita più sostenuta della produttività”. Cerchiato in rosso nel discorso del Governatore è stata poi la condizione di precariato cui troppo spesso è costretto chi entra nel mondo del lavoro. “Il lavoro a termine – ha spiegato – si associa a condizioni di precarietà molto prolungate. La quota di giovani che dopo 5 anni si trova ancora in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%. Inoltre, troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare e non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”. A tal proposito, come accennato, Visco ha specificato che “l’introduzione di un salario minimo, come esiste negli altri principali Paesi, se definito in maniera equilibrata, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”.

Alla voce salari, le parole del Governatore sono state molto nette: “La quota di lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, inferiori al 60% del valore medio (11.600 euro all’anno), è salita fino al 30%”. E, naturalmente, in prospettiva, pesa l’inverno demografico per contrastare il quale serve mettere in sicurezza il sistema con l’allungamento dell’età lavorativa e aprendo le porte a più immigrati.

Gli altri punti della relazione della Banca d’Italia hanno riguardato poi la flat tax, che soprattutto se applicata sul lavoro autonomo avrebbe “effetti distorsivi sul sistema produttivo”. I bonus applicati soprattutto all’edilizia che “hanno avuto costi ingenti ma avrebbero potuto avere impieghi alternativi più efficaci per migliorare l’efficienza energetica”. E, infine, il Reddito di Cittadinanza: Palazzo Koch stima che, con la riforma Meloni che introdurrà dal 2024 l’Assegno di Inclusione, circa il 40% dei beneficiari perderà il sussidio.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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