
Uno dei lasciti del periodo della pandemia nel campo del lavoro, lo smart working, continua a far discutere. C’è chi vorrebbe mantenerlo, allargandolo in maniera strutturale. E chi, al contrario, vorrebbe di nuovo tutti i dipendenti in ufficio. Per adesso, la maggioranza che sostiene il Governo Meloni sembra propensa a giungere ad una sorta di compromesso.
Un emendamento al Decreto Lavoro votato dalla Commissione Affari sociali del Senato (che, nella stessa seduta, ha varato novità anche per il rinnovo dei contratti a termine, l’Assegno di Inclusione e i fringe benefit) prevede provvedimenti diversi a secondo che si tratti di lavoratori impegnati nel settore pubblico o in quello privato. In quest’ultimo caso, lo smart working è prorogato fino al 31 dicembre per i lavoratori fragili e per i genitori con figli fino a 14 anni. Per il settore pubblico, invece, la decisione è stata sostanzialmente rimandata a martedì. A detta della relatrice del provvedimento, la senatrice Paola Mancini, bisogna verificare le coperture.
Sta di fatto che, come accennato, in Commissione Affari sociali del Senato si è discusso anche del rinnovo dei contratti a termine. Entro i primi 12 mesi, essi potranno non solo essere prorogati ma anche rinnovati senza le causali previste. Solo per le eventuali proroghe successive esse saranno di nuovo obbligatorie. Al momento, un contratto a termine, entro i 12 mesi, può essere rinnovato solo in presenza di causali, mentre può essere prorogato liberamente entro il primo anno, ma poi con le causali. Da tenere in conto che la modifica per la quale si è espressa la Commissione del Senato non è retroattiva. Per il computo dei 12 mesi, infatti, si terrà conto solo dei contratti stipulati successivamente all’entrata in vigore del decreto.
Novità anche per l’Assegno di Inclusione: i beneficiari con figli under 14 saranno tenuti ad accettare un’offerta a tempo indeterminato solo se entro gli 80 km o raggiungibile in 2 ore con i mezzi.
Infine, i fringe benefit: la soglia esentasse resta fissata a 3mila euro solo per i lavoratori dipendenti con figli, ma si starebbe valutando l’esenzione anche per la parte contributiva.