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I sei motivi principali per i quali la Campania si scaglia contro l’Autonomia differenziata

Nel ricorso sottoscritto dalla giunta De Luca si evincono tutti i vulnus della riforma Calderoli

Sono sei i principali motivi di illegittimità per i quali la Regione Campania ha fatto formale ricorso contro la legge sull’Autonomia differenziata. Il primo, si legge in una nota dell’ente di Palazzo Santa Lucia, è che la legge consente una devoluzione di competenze alle Regioni così ampia ed incontrollata, anche in materie riguardanti diritti fondamentali e servizi di civiltà – come la sanità, la scuola pubblica, la previdenza integrativa, la protezione civile- da minare la stessa sovranità dello Stato e rompere l’unità nazionale e l’eguaglianza dei cittadini delle diverse aree del Paese.

Il secondo motivo di illegittimità, secondo la giunta De Luca, consiste nel fatto che il ruolo del Parlamento, unico garante dell’unità nazionale e dell’interesse generale, è del tutto svilito, in favore del Presidente del Consiglio dei Ministri, al quale viene affidato in esclusiva il potere di limitare l’oggetto delle intese.

Il terzo motivo si rintraccia, invece, nel fatto che, in contrasto con le norme costituzionali che espressamente subordinano l’Autonomia differenziata all’attuazione delle misure perequative previste per il superamento dei divari territoriali e al concreto finanziamento e attuazione dei Lep, la legge contiene mere affermazioni di principio sulla determinazione di quest’ultimi, come confermato dalla espressa previsione di invarianza finanziaria.

Il quarto motivo del ricorso della Campania contro la riforma Calderoli èche le modalità attuative dell’art.116, comma 3 della Costituzione ne tradiscono in realtà lo spirito, in quanto,  invece di consentire un decentramento di funzioni in ottica di snellimento e di efficienza, determinano un sistema iniquo, volto a realizzare non  un progetto  “di autonomia, fattispecie lecita, ma più correttamente di secessione, evento illecito, che si colloca fuori dell’ordinamento costituzionale”come efficacemente segnalato in sede di audizione sul disegno di legge dalla professoressa Giovanna De Minico, ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università Federico II di Napoli.

Quinto motivo, poi, è che la Regione Campania segnala una gravissima violazione del principio di legalità, in quanto la individuazione dei Lep viene affidata al Governo senza predeterminare alcun principio o criterio direttivo, in contrasto con la Costituzione.

Sesto, e ultimo, che si affida l’intesa ad una trattativa con il Governo, mortificando il ruolo delle Conferenze, in violazione del principio di leale collaborazione e impedendo di verificare le ricadute dei singoli percorsi sull’insieme delle Regioni e su tutta la rete delle autonomie locali.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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