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Intelligenza artificiale, ora c’è bisogno di imparare ad usarla

Nonostante il suo crescente utilizzo, una significativa carenza di competenze resta un ostacolo per un'adozione efficace

L’Intelligenza artificiale sarà una grande opportunità di crescita solo se la saprà utilizzare il più grande numero di persone possibile. Uno studio intitolato “Percorsi formativi per la transizione verso l’AI nelle competenze e nel lavoro” realizzato da Teha Group e commissionato da Ibm, evidenzia proprio questo. Nonostante il crescente utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, una significativa carenza di competenze resta un ostacolo importante per un’adozione efficace.

Cosa fare allora? Per colmare questo divario, lo studio fornisce cinque suggerimenti e sottolinea l’urgente necessità di percorsi formativi per preparare i lavoratori a un futuro guidato dall’Intelligenza artificiale.

Secondo le proiezioni, l’Intelligenza artificiale aumenterà la produttività globale fino all’1,5% all’anno, favorendo potenzialmente una crescita significativa del Pil. Entro il 2030 si prevede che circa 729 milioni di persone utilizzeranno strumenti di AI, rispetto agli attuali 314 milioni. Inoltre, la nuova tecnologia influenzerà oltre l’83% delle mansioni nei principali gruppi di lavoro analizzati, oltre il 60% di queste mansioni sarà potenziata piuttosto che automatizzata (tra quelle potenzialmente interessate dall’AI).

Sta di fatto che per sfruttare appieno il suo potenziale, è necessario affrontare il problema dell’inadeguatezza delle competenze che riguarda circa il 50% dei lavoratori, molti dei quali non possiedono le competenze tecniche necessarie per adattarsi ai nuovi ruoli guidati dall’AI.

Oltre 450 milioni di lavoratori avranno bisogno di riqualificazione entro il 2030 e più del 30% (136 milioni) si affiderà a percorsi formativi non tradizionali, come corsi online e credenziali digitali. I corsi accademici tradizionali, forniti da università e istituti di ricerca, in materia di Intelligenza artificiale sono aumentati in media del 22% dal 2017 al 2023, ma l’80% si concentra ancora sui tradizionali ambiti Stem e sulle discipline economiche, riflettendo una tendenza verso campi tecnici e analitici. Quest’ambito ristretto rappresenta una sfida, poiché il potenziale di trasformazione dell’AI si estende alle scienze umane, sociali, artistiche e sanitarie; l’integrazione dell’AI in questi percorsi non Stem è essenziale per creare una forza lavoro completa e competente in campo tecnologico.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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