Il Sole 24 Ore ha tracciato una vera e propria mappa dei settori dove mancano più addetti. Del resto, quella del mismatch fra domanda e offerta non è questione da poco: stando ai dati di Unioncamere–Anpal, quasi un posto di lavoro su due per le imprese italiane è difficile da coprire. E la carenza di manodopera è stata rivelata anche dal boom di richieste di lavoratori extra europei arrivata da imprese e famiglie con i click day dello scorso dicembre per la quota di ingressi relativa al 2023 prevista dal decreto flussi 2023-2025: secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, le domande presentate sono state 609.119 per 136 mila posti.
Sta di fatto che, dal lavoro di Unioncamere-Anpal, emerge che su 5,5 milioni di contratti di lavoro necessari alle imprese nel 2023, per il 45,1% è stato difficile reperire il personale. È un tasso di difficoltà medio, che si impenna al 58,4% nell’industria metallurgica, al 57,6% nelle costruzioni e al 57,1% nel comparto del legno e del mobile.
Nell’industria il tasso medio di difficoltà a reperire personale è del 52,7 per cento. Nei servizi è del 42,1 per cento.
A livello territoriale,invece, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è sopra la media in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria e Marche. Qui più che altrove, oltre al problema della rispondenza al mercato dei percorsi formativi dei giovani, pesa anche la componente demografica e la riduzione della popolazione in età lavorativa: i residenti fra 15 e 64 anni erano 39,1 milioni nel 2010 e, dato Istat, saranno 35,9 milioni nel 2030.
La situazione, poi, non sembra orientata a migliorare nel 2024. Confindustria stima che, da qui al 2027, per la sola manifattura serviranno 508 mila addetti e che, per il 45%, il reperimento sarà difficile. Secondo l’Ance, per far fronte al fabbisogno occupazionale generato dagli investimenti aggiuntivi del Pnrr, saranno necessari altri 65 mila addetti (oltre ai 260 mila già stimati): il picco sarà nel 2025. Altri 150 mila lavoratori con elevate competenze saranno poi necessari per gli interventi sulle case green.
L’agricoltura ha bisogno di circa 80-100 mila lavoratori. Tant’è che Romano Magrini, responsabile lavoro e immigrazione di Coldiretti, dice che la quota potrà essere colmata solo con gli extracomunitari.
Per le imprese associate ad Assotelecomunicazioni i profili più critici sono quelli legati alle competenze digitali. Il 75% lamenta difficoltà nell’assumere personale. E, a tal proposito, Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel, sostiene che strumenti come il contratto di espansione andrebbe ripristinato assieme al Fondo nuove competenze.
Stefano Serra, invece, vice presidente di Federmeccanica con delega all’istruzione e alla formazione, nota che mancano le competenze avanzate digitali: “Circa il 25% delle nostre aziende ha difficoltà a trovarle. Mentre per le competenze tecniche di base il tasso di difficoltà sale al 40%”.
Ancora: la presidente di Federturismo Marina Lalli fa sapere che “il problema del reclutamento del personale permane, soprattutto per i contratti stagionali”.
In difficoltà anche il trasporto di passeggeri con autobus (che infatti è stato incluso fra i settori del decreto flussi 2023-2025 per i quali è possibile chiedere lavoratori subordinati extra Ue). “I risultati delle nostre analisi – spiega Nicola Biscotti, presidente di Anav-Confindustria – indicano una carenza nazionale di oltre 8mila autisti. Bisogna agire su più fronti: quello della formazione scolastica, quello dell’età minima, oggi a 24 anni, per acquisire la carta di qualificazione del conducente, e quello delle Academy avviate da molte aziende per agevolare l’ingresso al lavoro. Infine – conclude – bisogna sostenere la parità di genere, visto che oggi solo il 16% dei conducenti è donna”.