“Alla alce! Alla alce!”. Era il grido di guerra con cui istigava negli amici di corsa, su pista o su strada, gli istinti ancestrali e i rituali primordiali della caccia. Consapevole che una buona parte della performance sportiva parte dalla testa, ossia dall’immaginario, ovvero da uno stato mentale che produce alla fin fine una sorta di trance agonistica. Aldo Patruno, classe 1955, atleta, tecnico, insegnante di Attività motorie e dirigente di società sportive dal 1987, non è sicuro che abbia tratto dalla psicologia junghiana l’idea che il mito atavico viene prima del risultato, i percorsi che fa la mente prima degli obiettivi ottenuti con il corpo, che un uomo è un uomo se tratta la performance sportiva affidandosi alla stessa materia dei sogni. Ma è certo che dal mondo classico, vivo e pulsante in ogni biografia flegrea, ha ricevuto in dote l’intuizione che modellare il proprio corpo con l’esercizio costante e il movimento quotidiano sia la premessa di una vita ben vissuta, anzitutto per lo stato di grazia della salute, prodotto della moltiplicazione fra serenità d’animo ed energia mantenuta in attività cinetica. No, non è un semplice e scontato richiamo al motto “mens sana in corpore sano”. E’ di più. E’ l’idea che siamo migliori a patto di individuarci tutti, in fondo, come figli del mondo olimpico, stipata nelle volute cerebrali di chi ha innanzi già alla nascita testimonianze classiche e luoghi in cui coltivare la suggestione – i Campi flegrei sono una sterminata panoplia di tracce reali di quel tempo – della full immersion nel mondo classico. Al sulfureo habitat domizio, traiano, marciano, non ha mai rinunciato. Vive infatti da sempre tra Napoli e Pozzuoli, calca la terra della antica Dicearchia, correndo sui percorsi del lago d’Averno, Cuma o Miseno, passando accanto a sacelli augustali o colombai romani. E’ quella l’aria che pompa nei polmoni e che irrora fibre e sangue per decenni, quasi ogni giorno, correndo, di questo mister Gump di casa nostra. [caption id="attachment_1416" align="alignright" width="225"] In foto Aldo Patruno[/caption] Negli anni Ottanta, a molti giovani che provenivano dalle sbornie ideologiche del decennio precedente, i cupissimi anni di piombo, il pubblico che prevale sul privato (sempre, comunque), Aldo Patruno indicò un’altra strada per stare al mondo un tantino più felici. Da traghettatore aiutava a scoprire i territori di un positivo edonismo minimalista, vale a dire il convincimento che ciascuno può essere scultore della propria struttura fisica, volendo, perché c’è un esercizio per ogni obiettivo. Erano gli anni segnati dalla “Febbre del sabato sera”, il film che elevò Tony Manero (il giovane John Travolta) a mito di anni rasserenati, che fece riscoprire le discoteche a una intera generazione di giovani di sinistra. Passando per gli esordi dell’aerobica, disciplina sportiva poi confluite tra quelle riconosciute dalle federazioni sportive di ginnastica, che consiste nel realizzare una coreografia e sostenere l’impegno ginnico con la musica. Anni in cui si realizzò un incrocio prolifico tra ballo, musica e atletica leggera, in cui si realizzò una sostanziale continuità tra un’ora di corsa su pista e una serata passata in discoteca, tanto che sia l’una che l’altra poteva essere compresa nello stesso pomeriggio. Negli anni successivi Patruno riversa la sua passione per lo sport anche in settori radenti l’impegno sociale: diviene referente Attività Sportive presso Carcere Minorile Filangieri, poi allenatore e referente tecnico regionale per non vedenti. Promotore di atletica tra Virgiliano e l’allora Stadio San Paolo, sfidando l’egemonia del calco, in un’epoca che va da Rudy Kroll all’epopea di Maradona, iniziando nel 1975 con il Centro UISP San Paolo, costituitosi poi nel 1985 come Policusp Flegrea, dalla quale per polluzione è nata nel 1994 l’associazione “Hippos Campi Flegrei”. Nel 1987 ho fondato inoltre la Atletica Virgiliano, tutt’ora operante. Ad oggi è allenatore specialista Fidal del mezzofondo/fondo dal 2007, con all’attivo titoli regionali e nazionali a squadra e individuali area “Assoluti” e area “Master”, nonché atleta Fidal egli stesso, campione italiano individuale Master 2001 negli ottocento metri. Nel 2016 gli giunge l’onorificenza della “Quercia al merito Atletico Fidal”, nel 2019 è coordinatore e interprete Fidal per la trentesima Universiade svolta a Napoli. Fino alla recente assegnazione della Stella al merito sportivo del Coni. L’ultima “alce” che ha raggiunto e catturato nella sua brillante carriera. [gallery ids="1417,1418,1419,1426,1427"] ]]>
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