Un boom inatteso, grazie al Pnrr: una delle figure professionali più richieste in questi ultimi mesi è quella dell’archeologo, in maggioranza un libero professionista non arruolato nelle soprintendenze. A dieci anni dalla legge che ne ha riconosciuto la figura professionale, sul mercato c’è addirittura più domanda che offerta.
I numeri arrivano dal terzo censimento nazionale condotto dall’Associazione nazionale archeologi: esso mostra un quadro in controtendenza. L’indagine ha coinvolto 1080 professionisti italiani, un campione rappresentativo su un totale di 5-6000 archeologi attivi nel nostro Paese che detiene la più alta concentrazione di beni archeologici al mondo.
Ebbene: si rileva una quota rosa di maggioranza (circa il 65%), gli under 40 al 63% e un alto livello di istruzione: l’88% ha un titolo post laurea o la sta conseguendo. Oltre il 75% lavora nel privato (il 57% a partita Iva) come lavoratore autonomo, titolare di impresa o impiegato (a tempo determinato o indeterminato) presso aziende o cooperative. Il restante 25% nel pubblico, ma solo il 17% come dipendente.
Sta di fatto che l’attività di archeologo è diventata l’unica (per il 76%) o quella prevalente (per il 57% del restante 25%). Con una buona longevità professionale: oggi il 20% dichiara oltre 20 anni di lavoro alle spalle e solo il 34% è sul mercato del lavoro da meno di 5 anni. Con un fatturato lordo annuo aumentato, ovvero circa 18-24 mila euro per il 48%, registrando però compensi anche di oltre 4000 euro lordi al mese (9,32% dei casi) soprattutto tra coloro che sono nella fascia d’età tra 40 e 50 anni.
“Il lavoro dell’archeologo – ha avuto modo di spiegare Marcella Giorgio, presidente dell’Ana – è cambiato grazie al riconoscimento normativo della professione avvenuto nel 2014 e poi con i decreti attuativi del 2019. Così sono migliorate le condizioni di lavoro e adesso è chiaro il suo campo di azione come si interfaccia coi Comuni, le Regioni e le soprintendenze, e anche coi privati. Sicuramente il Pnrr e i progetti collegati hanno inciso molto in questi anni . E di pari passo c’è stato un aumento della sensibilità dei territori nei confronti dell’archeologia, che è una parte importante del passato ma anche del futuro con tutte le potenzialità nel campo del turismo culturale, della valorizzazione, della comunicazione. Siamo diventati una professione utile per ogni progetto quanto quelle degli architetti, degli ingegneri e dei geologi. Ora la professione deve entrare in una fase di maturità con un ordine professionale, garanzie per le tariffe e un welfare migliore”.