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Asili e occupazione femminile, come affrontare le due spine italiane

Per venire incontro alle esigenze delle famiglie, sarebbe il caso di potenziare sia il bonus asili nido sia l’assegno unico universale

Sono due i problemi con i quali l’Italia di oggi – anzi, soprattutto quella di domani – è chiamata a confrontarsi. Il primo è il cosiddetto inverno demografico, cioè il calo delle nascite che promette di mettere in crisi il sistema sanitario, previdenziale e, più in generale, economico. E poi c’è la disoccupazione femminile che, oltre a impedire a troppe donne di realizzare le proprie aspirazioni professionali, frena sensibilmente la crescita del pil. Dei nuovi, indispensabili strumenti per invertire la rotta si discute da lungo tempo, ma forse varrebbe la pena di considerare il potenziamento di due che già esistono e producono effetti incoraggianti: il bonus asili nido e l’assegno unico universale.

Partiamo, come sempre, dai numeri. Il bonus asili nido, cioè la misura che rimborsa in tutto o in parte la spesa per i bambini fino a tre anni che frequentano quelle strutture, è rimasto l’unico trasferimento monetario a favore delle famiglie con figli dopo che l’assegno unico universale ha assorbito tutti gli altri sussidi. Tra il 2020 e il 2023 la platea dei beneficiari è cresciuta del 70%, grazie alla maggiore conoscenza che le famiglie hanno avuto di questo strumento e alle maggiori risorse via via impegnate dopo due anni di contrazione legata alla pandemia. Ma il dato più interessante è un altro: nel 2023 i beneficiari del bonus sono stati famiglie in cui entrambi i genitori lavorano nel 77% dei casi; più precisamente si è trattato di dipendenti nel 56% delle circostanze, di autonomi nel 3 e di coppie “miste” nel restante 18. Vuol dire che il bonus asili nido ha contribuito sensibilmente a far sì che, in quasi otto famiglie su dieci, sia la madre sia il padre potessero lavorare.

Il problema, però, riguarda il numero di rate rimborsate e la quota del rimborso. Complessivamente, nel 2023 il bonus ha raggiunto circa 480mila bambini, erogando mediamente 204 euro per 6,6 mensilità. Le famiglie possono richiedere il bonus per un massimo di undici mensilità, ma alla fine vengono pagate solo quelle di effettiva frequenza dell’asilo nido. Di conseguenza, il numero delle rate rimborsate non va oltre le tre per i nati nell’anno e supera di poco le cinque per i bimbi di un anno. Per le famiglie in cui lavorano sia la madre sia il padre, la quota media delle rette del nido si aggira intorno al 60%, mentre per le coppie in cui entrambi i genitori non lavorano quel valore tocca gli 80 punti in virtù dell’Isee nettamente inferiore.

In altre parole, il bonus asili nido ha offerto un contributo importante che, tuttavia, potrebbe essere potenziato. Stesso discorso per l’assegno unico universale: dal primo gennaio 2023 la legge di bilancio ha incrementato del 50% l’assegno base per ciascun figlio con meno di un anno; nel caso delle famiglie con tre o più figli e Isee inferiore al massimo, è prevista una maggiorazione anche per i figli di età compresa tra uno e tre anni. Ciò ha consentito alle famiglie di coprire le spese legate alle rette degli asili nido in una misura che arriva fino al 144%.

Per venire incontro alle esigenze delle famiglie, dunque, sarebbe il caso di potenziare sia il bonus asili nido sia l’assegno unico universale. E, come ha opportunamente evidenziato Elisabetta Di Tommaso in un suo recente lavoro, accelerare sulla costruzione di asili nido dai costi accessibili soprattutto nelle aree del Paese che ne sono sprovviste, aumentando così l’offerta dei nidi e riducendo i costi a carico delle famiglie. Ciò sarebbe importante nella prospettiva che abbiamo indicato. Da una parte, infatti, la più capillare diffusione delle strutture e il più consistente rimborso delle rette stimolerebbero la fecondità delle famiglie, che potrebbero così tornare a fare figli, e consentirebbero alle donne di conciliare i tempi di vita personale e lavoro, circostanza che secondo alcuni indurrebbe una crescita del pil addirittura di dieci punti. È in questa prospettiva che dovrebbe svilupparsi la politica di bilancio di un qualsiasi governo italiano. A meno che non si voglia assistere, inermi, allo spopolamento del Paese e al collasso del sistema economico.

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Direttore Editoriale - Articoli pubblicati: 125

Libero Professionista, impegnato oltre che sul fronte dei servizi e prestazioni connesse al tema della prevenzione degli infortuni in ambienti di lavoro, ha maturato una notevole esperienza nell’ambito delle relazioni sindacali, ed oggi è tra i fondatori di diverse realtà sindacali di carattere Nazionale.

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