Se è vero che, citando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “con questo tasso di denatalità, non ci sarà riforma pensionistica che tenga”, il Governo le sta pensando tutte pur di tentare di cominciare a porre fine a questo vulnus che, in prospettiva, farà saltare il banco del nostro welfare. L’ultima l’hanno raccontata al Meeting di Rimini il vice di Giorgetti, Maurizio Leo, e il ministro della Famiglia Eugenia Roccella: premiare non solo le famiglie che fanno figli, ma anche le aziende che assumono le mamme con almeno 3 discendenti.
Come? L’idea è quella di introdurre forme di detassazione e quindi ridurre il carico fiscale dell’imposta sul reddito delle società. Si prevede, in sostanza, di intervenire sull’Ires, la tassa sugli utili. Attualmente, è al 24%, ma il Governo sta studiando un’aliquota ridotta al 15%, uno scaglione che potrebbe essere assicurato anche a chi assume un certo numero di donne con tre o più figli.
L’obiettivo, oltre a quello di contrastare la denatalità, è anche quello di aumentare i redditi delle famiglie numerose. Sul modello francese, la tassazione avverrebbe non più sul reddito individuale, ma su quello della famiglia seguendo la logica che più figli si hanno, minore il reddito sottoposto a tassazione.
Ma cosa bisogna fare per passare dalle parole ai fatti? In primis, attendere la Nadef, la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, per capire davvero quanti soldi ci sono a disposizione per una misura simile. E poi capire bene la platea di riferimento: con la soglia dei tre figli, in realtà, non sarebbero tantissime le famiglie che ne beneficerebbero: solo il 5% del totale. Sta di fatto che bisogna muoversi: i numeri sono impietosi. Nel 2008, le nascite sono state 576.659; nel 2015, 485.780; nel 2022, 392.600.
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