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Produttività, ecco perché è il nostro anello debole

Per l'Istat, nel settore privato si è ridotta del 2%; quella del capitale dello 0,2 e quella totale dei fattori (PTF) dell’1,3%

La produttività è l’anello debole del sistema-Italia: per la stragrande maggioranza degli analisti, è un dato di fatto. Ma nel 2024, che novità ha fotografato l’Istat su questo fronte? Nel settore privato dell’economia (a eccezione delle attività di locazione), ha fatto sapere l’istituto di statistica, la produttività del lavoro si è ridotta del 2%, la produttività del capitale dello 0,2% e la produttività totale dei fattori (PTF), indicativa del contributo degli elementi immateriali all’incremento dell’efficienza, dell’1,3%.

Nel periodo 2019-2024 la PTF ha invece contribuito per 0,6 punti percentuali annui alla crescita del valore aggiunto, a testimonianza del miglioramento qualitativo dell’occupazione e di un’evoluzione positiva nell’adozione delle innovazioni.

Nella stessa direzione, tra 2019 e 2023 il volume del valore aggiunto è cresciuto soprattutto nei settori ad alta tecnologia dell’industria (+17,1 per cento) e dei servizi (+19,8 per cento), e nell’aggregato dei servizi di mercato intensi in conoscenza (+17,9 per cento). Inoltre, nei settori ad alta tecnologia tra il 2021 e il 2023 è cresciuto soprattutto il numero di imprese medie (tra 50 e 249 addetti) e grandi (oltre 250 addetti) sia nei servizi (+16,8 e +12,1 per cento), sia nella manifattura (+6,4 e +0,9 per cento). Una dinamica simile si è osservata in Spagna, mentre Germania e Francia mostrano una crescita più accentuata tra le imprese di piccola dimensione.

Le multinazionali estere hanno un ruolo importante nello sviluppo di questi comparti: le imprese controllate da gruppi esteri originano circa il 60 per cento della spesa in Ricerca e sviluppo nella manifattura ad alta tecnologia e più del 40 per cento nel caso dei servizi (contro poco più del 25 per cento per l’insieme delle attività economiche), e generano il 68 per cento delle esportazioni e il 77 per cento delle importazioni di prodotti ad alta tecnologia.

Il peso delle esportazioni di prodotti ad alta tecnologia sul valore delle esportazioni di beni è cresciuto dal 6 per cento nel 2007 all’8 per cento nel 2022, restando tuttavia molto inferiore rispetto alla Francia (17,2 per cento) e alla Germania (14,5 per cento) nonché, nel 2022, rispetto alla Spagna (8,5 per cento).

L’Italia continua tuttavia a scontare un forte ritardo nella dotazione di capitale umano qualificato: nel 2023 gli occupati laureati e/o impiegati come professionisti o tecnici (risorse umane in scienza e tecnologia) rappresentavano circa il 40 per cento del totale, 10 punti percentuali in meno rispetto a Germania e Spagna e 17 nei confronti della Francia.

La dotazione di capitale umano si riflette sulla velocità nell’adozione delle tecnologie digitali che richiedono competenze più elevate. In positivo, l’Italia è in posizione avanzata nella diffusione del cloud computing (circa il 60 per cento delle imprese nel 2023) e della fatturazione elettronica (ormai quasi universale), grazie a incentivi pubblici e provvedimenti normativi. In negativo, la diffusione degli specialisti in ICT, pure se in crescita, è la più bassa tra le maggiori economie europee, ed emerge un deficit crescente nella diffusione dell’intelligenza artificiale, con solo l’8 per cento delle imprese che la utilizza contro il quasi 20 per cento in Germania.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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