Non vorremmo essere nei panni di Giancarlo Giorgetti. In vista della manovra finanziaria, il suo Ministero è oggetto di un vero e proprio “assalto alla diligenza”. Chi vuole fondi per questo, chi per quello. Nessuno, però, si pone il problema di sostenere la guerra contro gli incidenti e le morti sul lavoro. Nemmeno dopo la caduta costata la vita a un operaio 60enne salentino, precipitato dall’altezza di otto metri mentre era impegnato all’interno di un capannone nella zona industriale di Lecce. E nemmeno dopo il monito recentemente lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo il quale “gli incidenti e le morti sul lavoro sono una intollerabile offesa per la coscienza collettiva”.
A partire dal primo ottobre, intanto, entrerà in vigore la patente a punti per imprese e lavoratori autonomi che operano nei cantieri edili. Si tratterà di una certificazione contenente, all’inizio, 30 crediti che potranno essere decurtati in caso di violazione delle regole di sicurezza; al di sotto dei 15 punti, poi, scatteranno le prime sanzioni pecuniarie. È sicuramente un segnale importante per quanti sono abituati a prendere sotto gamba l’adozione di dispositivi di sicurezza: adesso non si scherza più. Ma basterà? Probabilmente no. Ed è per questo che servono innanzitutto più controlli, il che significa prevedere l’assunzione di un “esercito” di ispettori del lavoro. Ricordate la tragedia di Brandizzo, in Piemonte, dove nell’estate del 2023 cinque operai che lavoravano sui binari furono travolti e uccisi da un treno merci in corsa? Ecco, nel distretto di Torino-Aosta di cui Brandizzo fa parte, gli ispettori del lavoro erano appena 95, di cui 45 deputati a controllare salute e sicurezza, a fronte di una platea di 234mila imprese: ciò consentiva di svolgere meno di un controllo ogni sei anni.
Non c’è bisogno di aggiungere altro all’evidenza dei numeri. Ecco perché, anziché sprecare risorse per misure che molto spesso lasciano il tempo che trovano (emblematico il caso della tessera da 500 euro destinata alle famiglie in povertà), il governo Meloni farebbe bene ad assumere migliaia di ispettori del lavoro. Oltre che, naturalmente, a dare attuazione alle 14 proposte formulate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta istituita dopo la tragedia di Brandizzo: incentivi per chi utilizza strumenti tecnologici per la sicurezza, coinvolgimento dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro, miglioramento delle gare d’appalto e punteggi per le aziende.
Altrettanto necessario è cambiare il modo di formare i lavoratori in materia di sicurezza. Sarebbe l’ora di rivedere i programmi eliminando una volta per tutte tecnicismi, articoli e commi. Quando si illustra il contenuto del decreto legislativo 81/2008, con i suoi 306 articoli e 51 allegati, l’attenzione dei lavoratori, di solito già bassa, crolla defintivamente. In particolare quella degli stranieri che non comprendono il linguaggio tecnico-giuridico. È indispensabile, dunque, adeguare la formazione al livello di istruzione e alle capacità di comprensione della platea. Altrimenti continueremo a contare i morti e le vittime di incidenti sul lavoro. E quella di Mattarella sarà ancora e sempre la “voce di colui che grida nel deserto”.