In soli due anni, tra il 2022 e nel 2023, sono stati quasi 100 mila i giovani italiani che hanno lasciato il Paese e, nello stesso periodo, solo poco più di 37 mila sono rientrati. Dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, quindi, i ritmi di emigrazione sono tornati alquanto sostenuti. E, paradossalmente, a partire dalla regione più ricca: la Lombardia.
Da Milano e dintorni in 5.760 hanno fatto la valigia. Ma il Veneto che, se si considera che ha una popolazione molto inferiore, è quasi messo peggio perché ha dovuto salutare 3.759 suoi giovani concittadini. Al terzo posto della classifica dell’emigrazione italiana c’è poi la Sicilia (che segna un -2.838) seguita dalla Campania (-2.802).
Nel periodo 2011-23, il totale delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è salito a 550 mila, contro 172 mila iscrizioni (quindi di rientri), per un saldo negativo di 377 mila persone. E la Liguria (-8.602) e il Friuli-Venezia Giulia (-9.113) perdono meno giovani rispetto alle altre del Nord solo perché ne hanno meno. Stesso discorso vale per la Valle d’Aosta (-981). Mentre il Trentino-Alto Adige (-14.717), regione molto più giovane, dimostra di sapere trattenere meglio i propri giovani di altre regioni del Nord.
A fotografare la situazione è stato uno studio della Fondazione Nord Est.
Ponendo in relazione i saldi cumulati alla popolazione residente, la nuova emigrazione erode il 4,4%, il 4,8% e il 4,1% dei giovani rispettivamente del Nord-ovest, del Nord-est e del Mezzogiorno. Fatto sta che il dato reale è tre volte superiore perché molti dei giovani che si trasferiscono all’estero mantengono la residenza in Italia.