511 visualizzazioni 4 min 0 Commenti

Buste paga, ecco tutti gli aumenti

Per il Pubblico Impiego, i primi arriveranno già a Natale: 800 euro in più agli impiegati, 1200 ai prof, oltre 1.500 ai medici

Come si tradurrà la rimodulazione dell’Irpef sugli stipendi dei dipendenti pubblici? L’ha calcolato il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili alla luce della riduzione del 2% dell’aliquota Irpef sullo scaglione di reddito da 15mila a 28mila euro a cui si somma un taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti pari al 7% per i redditi fino a 25mila euro e del 6% per quelli fino a 35mila euro (ne abbiamo parlato anche qui). Il risultato è di mille euro netti in più all’anno per i redditi fino a 20mila euro lordi. Ma non solo: il beneficio sale a 1.346 euro l’anno per chi guadagna 30mila euro (112 euro al mese) e poi cala a 260 euro per i redditi da 40 a 50mila euro l’anno. Soglia oltre la quale i contribuenti pagheranno una franchigia proprio di 260 euro sulle detrazioni.

Dal calcolo del Consiglio si evince poi come l’incremento sia soprattutto dovuto al taglio del cuneo fiscale: oltre i 40mila euro, infatti, venendo meno quell’effetto, l’incremento della retribuzione netta si riduce a 260 euro, derivante dalla sola riduzione di 2 punti percentuali dell’Irpef dovuta sul secondo scaglione di reddito (da 15 mila a 28 mila euro). Peraltro, si tratta dello stesso effetto che la legge di Bilancio avrà su lavoratori autonomi e pensionati che beneficeranno solo del taglio del 2% dell’Irpef. Motivo per cui l’incremento del reddito netto disponibile per autonomi e pensionati si ferma a 260 euro per redditi lordi da 30mila a 50mila euro e si riduce a 100 euro in corrispondenza di un reddito di 20mila euro.

Ma i primi effetti in busta paga quando arriveranno? Complici i margini di bilancio tutt’altro che generosi per l’anno prossimo, l’esigenza di scaricare spesa dal 2024 ha prodotto il meccanismo del decreto Anticipi approvato lunedì che sposta sulla fine di quest’anno 2 miliardi destinati agli statali. Si tratta di un anticipo rispetto ai rinnovi contrattuali in programma nel 2024 e arriverà sui cedolini di dicembre.

La novità varrà 662 euro lordi per gli operatori che occupano il primo gradino degli organigrammi ministeriali; crescerà a 778,7 euro per un impiegato tipo (seconda area, fascia 3); arriverà a 845,7 euro per i funzionari (terza area, fascia 1) e salirà fino a 1.516,4 euro per i dirigenti di seconda fascia e a 1.939,7 euro per quelli di prima.

Nella scuola, che con i suoi 1,2 milioni di dipendenti è di gran lunga il comparto più popoloso della Pubblica amministrazione, le cifre dipenderanno dall’anzianità oltre che dal ruolo. Un professore delle superiori riceverà 829,2 euro se è in cattedra da meno di otto anni, mentre ne avrà 1.228,1 se la sua prima lezione si è tenuta fra i 28 e i 34 anni fa. Analoga la dinamica alle secondarie di primo grado dove si va da 829,2 a 1.168 euro e alle scuole dell’infanzia e primarie (da 765,6 a 1.056,2).

Nella sanità, invece, la replica del sistema degli anticipi porterebbe 657,6 euro a un operatore di base, 1.053 euro a un infermiere specializzato (Ds 3) e 1.516,4 a un medico. Cifre non trascurabili in un panorama di stipendi pubblici che, lontano dalla dirigenza, come certifica l’Aran, non arriva in media a 33mila euro lordi annui nei ministeri e si attesta a 36.500 euro nella scuola.

Avatar photo
Redazione - Articoli pubblicati: 971

Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

Twitter
Facebook
Linkedin
Scrivi un commento all'articolo