
Si ha sempre più bisogno di lavoro straniero. A dirlo è anche l’ultimo rapporto della Fondazione Moressa, secondo il quale, nei primi 3 mesi del 2023, il 25,8% dei contratti attivati, compresi quelli brevi, è stato siglato con lavoratori nati all’estero. Si tratta di circa 500mila rapporti, dato che il numero totale si aggira sui 2 milioni.
In tutto, sono 2,3 milioni gli occupati stranieri in Italia, vale a dire circa il 10% del totale. Ma, come detto, questa quota non basta, tant’è che il governo ha varato un nuovo decreto flussi che per il triennio 2023-2025, prevede complessivamente 452.000 ingressi rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità.
Tra le nuove professionalità che potranno essere richieste, insieme a elettricisti e idraulici, una quota specifica viene riattivata per gli addetti ai settori dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Inoltre, si è rilevato un particolare fabbisogno di lavoratori per il trasporto passeggeri con autobus e per la pesca. Si confermano, poi, per il lavoro autonomo e subordinato non stagionale, i settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare, della cantieristica navale. Per il lavoro subordinato stagionale, invece, i settori agricolo e turistico-alberghiero.
Nell’ambito delle quote per l’agricoltura e per il turismo, infine, si riservano specifiche quote per i lavoratori provenienti da Paesi di origine o di transito che sottoscrivono accordi per facilitare la migrazione regolare e contrastare quella irregolare e le cui istanze di nulla osta all’ingresso in Italia per lavoro stagionale, anche pluriennale, siano presentate dalle organizzazioni di lavoro indicate nel decreto e maggiormente rappresentative a livello nazionale. Queste organizzazioni assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori fino alla effettiva sottoscrizione dei contratti di lavoro, comprese le comunicazioni obbligatorie.