
Linda Laura Sabbadini, l’esperta di statistica nota in particolare come pioniera europea degli studi di genere e per la sua capacità di leggere ciò che spesso si cela dietro ai numeri, ha avuto modo di evidenziare, sulle pagine di Repubblica, tre interrogativi di prospettiva davanti ai dati sull’occupazione italiana secondo i quali quest’ultima cresce (vedi qui) ma, per i due terzi, grazie al contributo degli ultracinquantenni.
Allora: cercando di capire che conseguenze ci sono se a lavorare sono soprattutto i boomers, la studiosa, in primis, si è chiesta: “Se già ora pesa così tanto la permanenza nel mercato del lavoro sulla crescita dell’occupazione, rispetto all’incremento dei nuovi ingressi, che cosa succederà a fronte di una congiuntura economica meno favorevole?”.
Poi, ha sottolineato: “Dal settembre 2007 al settembre 2023, la percentuale di ultracinquantenni sul totale dei lavoratori è passata dal 21,9% al 37,2%. Quella dei giovani fino a 34 anni dal 30,8% al 22,7%. E questo perché il tasso di occupazione degli ultracinquantenni è cresciuto ininterrottamente di 18,1 punti percentuali, tranne la parentesi del 2020, mentre i giovani fino a 34 anni hanno risentito degli effetti di tutte e tre le crisi occupazionali (2009, 2013 e 2020) che hanno attraversato il Paese e ancora non hanno raggiunto il tasso di occupazione del 2008. Inoltre – ha evidenziato sempre Sabbadini – la quota di giovani tra gli occupati, nel 2022, è pari al 22,6% a fronte del 28,5% dell’Ue, del 30,3% della Germania e del 31% della Francia”.
E qui è scaturito il terzo interrogativo della studiosa: “Con giovani che pesano sempre meno nel mondo del lavoro, come farà il nostro Paese a vincere le sfide dei cambiamenti del lavoro in atto, delle nuove professioni e della rivoluzione tecnologica?”
“Attenzione, quindi – è stato il monito finale della professoressa – Guardiamo cosa si cela dietro la crescita di occupazione, senza trionfalismi. E analizziamola sempre rapportandoci agli altri Paesi avanzati. Non basta la crescita dell’occupazione. Abbiamo bisogno di più nuovi ingressi nel mondo del lavoro di giovani, donne e Sud se vogliamo dare una vera solta all’Italia. È questa la vera sfida delle politiche per il lavoro di oggi”.