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Gli italiani cosa fanno per cercare un lavoro?

Secondo l'Istat, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa

Gli italiani come cercano lavoro? Stando all’Istat, nel nostro Paese continua a prevalere l’uso del canale informale: sebbene in diminuzione, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa (lo fa il 73,6% dei disoccupati, -2 punti rispetto al primo trimestre 2024).

Seguono, in crescita, l’invio di domande e curricula (71,4%, +6,0 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (56,3%, +7,1 punti).

In aumento anche la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (34,6%, +7,4 punti) e di chi ha risposto o messo inserzioni (38,6%, +8,0%) o ha sostenuto colloqui o selezioni (31,9% +4,2 punti), mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione (17,7%, -2,3 punti).

L’Istat segnala anche che si accentuano i divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione: sempre nel primo trimestre dell’anno, il tasso di occupazione cresce più per i laureati (+1,9 punti rispetto al primo trimestre 2024, all’83,6%), segna +0,7 punti per i diplomati (67,7%) e solo +0,3 punti per coloro che hanno al massimo la licenza media (44,3%).

In generale, nel primo trimestre dell’anno, il numero di occupati aumenta di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024 e il tasso di occupazione sale al 62,7% (+0,4 punti in tre mesi). Nel confronto annuo la crescita del numero di occupati è di 432mila unità (+1,8%).

In entrambi i casi la spinta arriva dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato, che si contrappone al calo dei dipendenti a termine. Il tasso di occupazione salito nel primo trimestre dell’anno al 62,7% è il livello più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali avviate nel 2004. Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione resta invariato al 6,1%, mentre il tasso di inattività scende al 33,1% (-0,4 punti).

Il costo del lavoro per unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula), nel primo trimestre dell’anno rispetto al quarto trimestre 2024, sale dell’1,5%, con un aumento sia delle retribuzioni (+1,3%) sia soprattutto dei contributi sociali (+2,2%). Su base annua, la crescita del costo del lavoro si attesta al 4,6%, come effetto del forte aumento di entrambe le componenti (retribuzioni +4,1% e contributi sociali +6,3%).

L’Istat, infine, aggiunge che la significativa crescita del costo del lavoro deriva, da un lato, dal proseguimento dei miglioramenti retributivi guidati dai rinnovi contrattuali e, dall’altro, dall’esaurimento degli effetti di alcune agevolazioni contributive.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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