
In Italia, alla vigilia della Festa della mamma, Save The Children ha pubblicato il rapporto Le equilibriste per fare un punto sulle condizioni di lavoro delle donne con un figlio e i dati sulle dimissioni volontarie dei genitori con bambini tra zero e tre anni indicano ancora una grossa disparità di genere: sono principalmente le madri a dimettersi, al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita.
In più: il 72,8% di tutte le 61.391 convalide da parte di neogenitori di bambini tra 0 e 3 anni è riferito a donne e nel 96,8% dei casi si tratta di dimissioni volontarie.
Tra le motivazioni più frequenti rientra la difficoltà di conciliazione della vita familiare con quella lavorativa per ragioni legate ai servizi, all’organizzazione del lavoro o a scelte del datore di lavoro.
Come già emerso nei rapporti passati, l’Italia si dimostra un Paese poco accogliente per le madri. Ma sono le madri single ad incontrale le difficoltà più grandi, arrivando ad essere delle equilibriste tra le equilibriste. Dal 2011 al 2021 i nuclei monogenitoriali sono aumentati del 44% e il 77,6% delle famiglie monogenitoriali è costituita da madri sole con i propri figli.
Le madri single sono più esposte al rischio di povertà: secondo gli ultimi dati Istat, se complessivamente nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale, la percentuale sale al 32,1% tra i nuclei monogenitoriali. Nel complesso, tra il 2023 e il 2024 si registra un miglioramento del tasso di occupazione complessivo che passa dal 66,6% al 68,5 per le mamme single tra i 25 e i 54 anni. Tuttavia, la combinazione di fattori come la bassa istruzione, la giovane età e la residenza nel Mezzogiorno continua a rappresentare un ostacolo per l’occupazione delle madri single. Dai dati emerge infatti una netta frattura tra Nord e Mezzogiorno: nel 2024, il tasso di occupazione delle mamme single tra i 25 e i 54 anni supera l’83% nel Nord, sia per le madri con almeno un figlio minore che per il totale delle madri sole, mentre nel Mezzogiorno non va oltre il 45,2 %. Nel Centro si registra una crescita più contenuta, ma comunque positiva.
In Italia, dopo la nascita di un figlio, la child penalty iniziale è pari al 33%. Con una riduzione dei costi a carico delle famiglie per i servizi per l’infanzia del 30% si registra una child penalty tra il 28,5% (stima conservativa) e il 27,6% (stima ottimista). Nello scenario più ambizioso (-90% dal costo attuale), si ridurrebbe fino al 19,5-16,8%.
Una maggiore estensione dei servizi di cura favorirebbe anche una partecipazione più completa al mercato del lavoro delle mamme: nel 2024 la quota di donne 25-54enni occupate a tempo pieno scende drasticamente dal 77,8 % tra le donne senza figli al 64,4 % tra le madri con almeno un figlio minore. Il part-time aumenta in modo marcato, passando dal 22,2% tra le donne senza figli al 35,6 % tra le madri con almeno un figlio minore.
“Servono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli e nella conciliazione tra vita privata e professionale. È fondamentale, ad esempio, garantire a tutti i bambini e le bambine l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, ampliando l’offerta in tutti i territori e assicurandone la sostenibilità nel lungo periodo, ed estendere la durata dei congedi di paternità, incentivandone l’utilizzo e riconoscendo il valore sociale della cura anche per i padri, in una logica di corresponsabilità. Solo così potremo costruire un futuro in cui la genitorialità, il lavoro e la vita privata non siano in conflitto, ma possano coesistere come parte di un progetto di benessere individuale e collettivo” ha affermato Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children.
I dati del rapporto, oltre allo squilibrio di genere evidenziano forti disparità territoriali e sociali: al Nord, il tasso di occupazione maschile è dell’87% per gli uomini senza figli e 96,3% per quelli con almeno un figlio minore. Mentre per le donne si attesta all’80,2% per le donne senza figli, e al 74,2% per quelle con almeno un figlio minore. Anche nelle regioni del Centro emerge uno svantaggio femminile nei tassi di occupazione: per le donne senza figli è del 74,3% e quelle con figli minori è del 69,2%. Nel Mezzogiorno, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è molto più bassa e presenta comunque una differenza tra le donne senza figli (49,4%) e quelle con almeno un figlio minore (44,3%), in linea con quelle del Centro e del Nord.