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Commercio e turismo: un’impresa su due non trova personale

In vista della bella stagione, già scatta l'allarme. La ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Centro di ricerca sul lavoro Carlo Dell’Aringa

In vista delle vacanze pasquali, dell’arrivo dei ponti di primavera e l’inizio della bella stagione, già c’è un allarme occupazione nel settore turistico-ricettivo. Lo lancia il report ‘Occupazione e mismatch nel turismo e nel terziario’, realizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Crilda, il Centro di ricerca sul lavoro intitolato a Carlo Dell’Aringa, per EBN – Ente bilaterale unitario del settore Turismo – ed EBN.TER – Ente bilaterale unitario del settore Terziario – costituiti da Confesercenti con Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs.

Cosa dice questa ricerca? In primis, che tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di quasi 4 milioni di nuovi occupati, di cui tre quarti (2,8 milioni) nel settore dei servizi. E che, più nello specifico, nel commercio e nel turismo la domanda sarà di oltre 760 mila occupati.

Sta di fatto che già si evince la mancanza di determinate professionalità: il 47% delle imprese del turismo e il 43% di quelle del commercio segnalano difficoltà nel reperimento di nuovo personale. Soprattutto a causa del mismatch tra le competenze necessarie alle aziende e quelle in possesso dei candidati.

Ma quali sono le professioni con maggiori tassi di fabbisogno, e al contempo anche maggiori difficoltà di reperimento? Svettano al primo posto quelle della ristorazione e delle strutture ricettive (58,2%) seguite dagli addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela (32,5%).

“Dalla ricerca – spiega Dario Domenichini, presidente di EBN e vicepresidente di EBN.TER – emerge chiaramente la necessità di indirizzare i percorsi scolastici verso quei settori a forte richiesta occupazionale, rafforzando la cooperazione tra scuole e imprese per tirocini formativi ed esperienze di apprendistato di primo livello, che non vanno certo abusati ma costituiscono da sempre, soprattutto nel terziario, un primo approccio dei giovani al lavoro in cui comunque occorrono forme di lavoro flessibili per affrontare i picchi stagionali. C’è poi il tema della formazione per la riqualificazione delle attività, su cui si sta investendo poco. Le politiche attive del lavoro sono deboli e inefficienti, soprattutto nel centro-sud. Infine, in materia di politiche migratorie bisognerebbe facilitare l’accesso, soprattutto per la stagionalità, di quei lavoratori formati nei Paesi di origine”.

“Occorre rendere attrattivo il settore – commenta Giovanni Dalò, vicepresidente di EBN – I lavoratori del turismo in particolare devono spesso affrontare turni lunghi, condizioni precarie e bassi salari: tutti fattori che disincentivano a intraprendere questo percorso lavorativo, spesso anche senza alcuna prospettiva di carriera. Nonostante l’allungamento della stagionalità, si assiste ad un numero sempre più ridotto di mesi di contratti di lavoro, il che genera periodi di instabilità economica, mancanza di sicurezza sul posto di lavoro e difficoltà nel pianificare il futuro. Per questo, occorre garantire una umanità del lavoro che dia dignità all’attività svolta, che non è solo un mezzo per guadagnare denaro, ma anche un modo per realizzarsi”.

“Il ruolo della bilateralità è fondamentale nel trovare una risposta alla partecipazione dei lavoratori alla vita delle piccole e medie imprese – conclude Mirco Ceotto, presidente di EBN.TER – Le relazioni tra sindacati dei lavoratori e associazioni datoriali, nel riconoscimento delle reciproche autonomie, sono strategiche per la promozione della formazione e riqualificazione professionale, per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, per ribadire il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva”.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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