Venerdì la Camera ha approvato in via definitiva la legge delega sulla riforma del sistema fiscale. Ora, la palla passa al Governo che promette una riforma storica, “un fisco più giusto, più soldi in busta paga e tasse più basse per chi assume e investe in Italia”.
La sfida concreta è quella di scrivere rapidamente i decreti attuativi affinchè i primi provvedimenti diventino operativi già nel 2024. Ma da cosa si partirà? Probabilmente dal capitolo semplificazione, che sarà affidata a testi unici che avranno il compito di mettere ordine nel coacervo di norme che si sono accumulate nel corso degli ultimi cinquant’anni. Altre novità che potrebbero essere in campo già per il prossimo anno saranno, invece, in materia di statuto del contribuente e di lotta all’evasione. C’è poi il capitolo Irpef: l’obiettivo dell’Esecutivo è sempre quello di ridurre da quattro a tre le attuali aliquote. Ma l’effettivo assetto degli scaglioni e delle collegate detrazioni dovrà essere definito tenendo conto delle esigenze già segnalate dai vari dicasteri al Mef. Quanto alla flat tax, nella legge delega, essa è solo all’orizzonte. E, sul tema, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo si è espresso così: “Il sistema tributario è assolutamente penalizzante per i contribuenti, ma nessuno vuole sovvertire il principio cardine della nostra Costituzione secondo cui bisogna tenere conto della capacità contributiva e della progressività”.
Sta di fatto che il principio della flat tax, per i lavoratori dipendenti, potrebbe tradursi (almeno in una prima fase e solo per i lavoratori a basso reddito) in una tassazione sostitutiva sulle tredicesime, le quali, quindi, sarebbero sottoposte a un prelievo fisso anzichè a quello normalmente più alto dell’aliquota marginale Irpef.
Per i lavoratori autonomi, invece, tra i provvedimenti caratterizzanti, è in vista il concordato biennale per le imprese piccole e medie. L’idea che si vuole attuare è quella secondo cui il fisco, sulla base della fatturazione elettronica e delle banche dati, proponga in anticipo alla partita Iva la misura della tassazione che resterebbe, a quel punto, fissa per due anni. Chi accetta si mette al riparo da controlli. E se ha un imponibile più alto non dovrà versare nulla, al netto, naturalmente, dell’Iva.
Novità anche per quanto riguarda l’Ires, l’imposta per le società: accanto all’aliquota ordinaria del 24%, si prevedono due regimi di vantaggio complementari, il primo dei quali per quelle imprese che impiegano risorse in investimenti, nuove assunzioni o partecipazione dei dipendenti agli utili. Il tutto, mentre le imprese che non beneficiano della riduzione non potranno fruire di eventuali incentivi fiscali in forma di super ammortamento.
Infine, la legge delega fissa il principio del superamento dell’attuale Irap a partire da piccole imprese e studi professionali: sarà rimpiazzata da una sovrattassa sull’Ires.