
Come se la passano le start-up, le imprese degli under 35? Una risposta l’ha fornita il Centro Studi Tagliacarne facendo una indagine su 4000 imprese manufatturiere e dei servizi con una forza lavoro tra i 5 e i 499 addetti. Ebbene, ben il 49% delle imprese under 35 prevede per quest’anno di aumentare il fatturato contro solo il 42% delle non giovanili. Il sentiment è positivo anche se proiettato nel 2024: si dice fiducioso il 43% delle start-up contro il 34% delle aziende più mature. Conseguentemente, aumenta anche la previsione occupazionale. Nello specifico, per il 31% delle aziende giovani: esse vanno alla ricerca soprattutto di personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti in programma per fronteggiare la transizione digitale e quella green.
Il loro tallone d’Achille, sempre stando al Centro Studi Tagliacarne, sta nell’export. Solo il 38% delle aziende under 35 esporterà nel 2023 a fronte del 45% delle non giovanili. E anche nel 2024 si preannuncia un distacco di almeno 7 punti (40 a 47). Al Sud, la presenza delle imprese under 35 sui mercati esteri, poi, è ancora più bassa: nel 2023, esporterà solo il 26% e nel 2024 il 27%.
“Le imprese giovani – spiega il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – scontano assetti meno strutturati. Ma l’internazionalizzazione è una leva strategica indispensabile per crescere, quindi vanno sostenute”.
In ogni caso, oltreconfine, le imprese giovanili, per il 2023, prevedono di aumentare le vendite del 44% puntando sulla qualità dei prodotti (42%) sulla comunicazione e sul branding (24%). Inoltre, investiranno di più delle altre nella transizione green e digitale: tra il 2023 e il 2025, il 53% punterà sul green e il 48% sul digitale contro, rispettivamente, il 45% e il 41% delle over 35. Il 36%, infine, lo farà contemporaneamente su ambo i fronti.