In vista della prossima manovra, da Palazzo Chigi filtrano le prime mosse che riguardano anche le pensioni. Non solo il rinnovo di Quota 103 e l’innalzamento degli assegni minimi fino a 670 euro, le novità vanno nella direzione di apportare modifiche anche per Opzione donna e l’Ape Sociale.
Per quanto riguarda le regole di uscita dal lavoro, si parte da una dotazione sicura di 4 miliardi di euro, i quali basterebbero per confermare nel 2024 Quota 103, vale a dire la misura per cui bisogna avere almeno 62 anni di età e 41 di contributi per andare in pensione. Tuttavia, per l’ufficialità dello schema, il governo deve valutare quante risorse saranno realmente a disposizione per il prossimo anno e l’ultima parola si annuncia a ottobre.
Sulle pensioni minime, l’obiettivo, come detto, è far crescere l’importo oltre i 600 euro. Già con la rivalutazione all’inflazione si arriverà a 615. Parte della maggioranza, in particolare Forza Italia, aveva promesso di aumentarle fino a 1000 euro al mese per tutti. Ma, ad oggi, è un obiettivo impossibile. Tuttavia, la sensazione è che si dovrebbe salire di qualche decina di euro sopra i 615, privilegiando gli over 75.
Capitolo Opzione donna: la formula dei 35 anni di contributi necessari per andare in pensione una volta compiuto il sessantesimo anno di età (o, in alcuni casi, anche solo 58 o 59) non sembra attrarre particolarmente le lavoratrici italiane. “L’assegno subisce un taglio troppo drastico e quindi la misura rende poco”, è il pensiero di Giorgia Meloni. Per questo, garantiscono dal ministero del Lavoro, l’eliminazione comporterebbe il contestuale inserimento di nuove tutele nel pacchetto Ape sociale. Una sorta di accorpamento che però prevederebbe maggiore flessibilità ad esempio per caregiver e lavoratrici in specifiche condizioni.
