
Cosa prevede la bozza della Manovra 2025 per il mondo del lavoro? Il taglio del cuneo si trasforma e si allarga. Diventa, in parte, un taglio fiscale e non più contributivo. E si estende da 13 a 14,3 milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha assicurato che il taglio si applicherà anche oltre i 35 mila euro di reddito e fino ai 40 mila euro, ma con un taglio sempre più piccolo oltre la soglia dei 35 mila euro fino ad azzerarsi, per impedire quell’effetto che l’Ufficio parlamentare di bilancio definiva lo scorso anno “trappola della povertà”: basta un euro in più guadagnato, per via di uno straordinario o del rinnovo del contratto, per perderne 1.100.
Questo perché il taglio fino ad oggi era concepito come un taglio ai contributi previdenziali per fasce e non per scaglioni: taglio di 7 punti fino ai 25 mila euro e di 6 punti per i redditi tra 25 mila e 35 mila euro. Dal prossimo anno si cambia, “ma nessuno ci perderà”, ha precisato Giorgetti. Anzi prenderanno qualcosa altri 1,3 milioni di lavoratori, quelli con un reddito tra 35 mila e 40 mila euro lordi, appunto. Non saranno certo i 100 euro lordi medi al mese, tanto sbandierati dal governo, ma una cifra decrescente che consenta un atterraggio morbido a chi oltrepassa la soglia dei 35 mila.
Sul fronte lavoro, in ogni caso, non è questa l’unica misura in cantiere: fino a 20 mila euro di reddito, resta un taglio ai contributi per ovviare all’altro problema dell’incapienza, ovvero di quei lavoratori le cui tasse sono azzerate dalle detrazioni e dunque non hanno spazio fiscale per altri sconti. Tra 20 mila e 40 mila euro di procede come un taglio fiscale, meno forte sopra i 35 mila e a scalare fino a 40 mila.
Dovrebbe essere risolta, in parte, anche la questione della “retroazione fiscale” legata all’attuale taglio dei contributi che fa salire il reddito imponibile e quindi le tasse pagate. La misura quest’anno infatti è costata 15 miliardi lordi e 11 miliardi netti, generando 4 miliardi di Irpef in più. E compensata solo in piccola o piccolissima parte dall’accorpamento delle aliquote Irpef che si è spalmato su una platea ben più ampia dei soli lavoratori dipendenti.
Di sicuro, il doppio taglio a cuneo e Irpef, ora resi strutturali, vale la metà della manovra del governo Meloni per il secondo anno di seguito. Si aggiunge un’altra proroga di un anno della decontribuzione per le lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato e due figli che dovrebbe essere allargato nel 2025 anche alle autonome.