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Mercato del lavoro, numeri record ma resta il vulnus delle donne

Il Bollettino del Cnel sul primo trimestre 2025 conferma il buon andamento. Per il presidente Brunetta, ora, dalle economie più forti ci separa solo la questione femminile

Il Cnel ha pubblicato ieri il Bollettino sul Mercato del Lavoro basato sui dati del primo trimestre del 2025. Che risultati possono trarsi? A questa domanda ha risposto il presidente Renato Brunetta:

“Lo studio conferma un quadro complessivo che continua a migliorare. Crescono gli occupati, che ormai superano i 24 milioni. Si riduce la disoccupazione. Si rafforzano le transizioni verso il lavoro stabile. I principali indicatori del mercato del lavoro mostrano, dunque, più luci che ombre”.

Certo, però: delle criticità continuano ad esserci, come quella che riguarda l’occupazione femminile:

“Uno dei principali nodi da affrontare è sul fronte del segmento femminile. La quota di donne che non lavorano, soprattutto nel Mezzogiorno, è ancora troppo alta- ha ammesso Brunetta – Questo è uno dei principali fattori dello scarto negativo, pari a circa 3 milioni di occupati, tra il nostro Paese e gli Stati del Nord Europa. Ecco, allora, la vera sfida. Recuperare quello scarto, puntando in primo luogo sull’occupazione femminile”.

Nel primo trimestre del 2025, il mercato del lavoro italiano continua a mostrare segnali di miglioramento. Gli occupati nella fascia 15-64 anni sono aumentati di oltre 400 mila unità rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 24,1 milioni, con un tasso di occupazione salito al 62,5%. Questo incremento ha interessato entrambi i generi, ma in modo più marcato le donne. Anche tra i cittadini stranieri si nota un incremento del tasso di occupazione, soprattutto tra gli uomini.

La disoccupazione è scesa al 6,8% (15-74 anni), in calo di 0,9 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2024. Il miglioramento è particolarmente rilevante tra le donne, e ancor più tra le straniere (con un calo del 3,1% del tasso di disoccupazione). Anche il numero degli inattivi si è ridotto di circa 95 mila unità.

A livello territoriale, il Mezzogiorno ha registrato i progressi più significativi sia in termini di aumento dell’occupazione (+1,3 punti percentuali) che nella riduzione della disoccupazione (-1,5 punti), con un lieve miglioramento anche nel tasso di inattività.

Si osserva un consolidamento dell’occupazione stabile: l’aumento degli occupati è dovuto soprattutto alla crescita dei contratti a tempo indeterminato (+4,7% per gli uomini e +3,2% per le donne), mentre calano quelli a termine. Questo fa pensare a una transizione del lavoro precario verso forme più stabili. I lavoratori indipendenti restano stabili, con una lieve flessione tra gli uomini e un piccolo aumento tra le donne.

L’analisi dei dati raccolti sugli stessi individui dopo 12 mesi mostra un miglioramento nella stabilità occupazionale. La percentuale di lavoratori che conserva il proprio impiego da un anno all’altro è in crescita, raggiungendo il 96,8% per gli uomini e il 95,6% per le donne. Si registra una diminuzione dei passaggi dall’occupazione alla disoccupazione e all’inattività, segno di una maggiore solidità del mercato del lavoro, con una maggiore capacità del sistema produttivo di mantenere la forza lavoro, contribuendo a ridurre il turnover negativo.

Transizioni positive ma limitate dall’occupazione a tempo determinato a quella a tempo indeterminato: il 14% per le donne e il 16,3% per gli uomini. I passaggi verso il lavoro autonomo sono ancora più rari. È preoccupante notare che, in entrambi i sessi, l’11-12% dei lavoratori a termine abbandona il mercato del lavoro.

Tra le persone in cerca di lavoro, solo il 19,2% degli uomini e il 16,1% delle donne riesce a trovare un’occupazione entro dodici mesi. Questo scenario presenta un elevato rischio di esclusione sociale per coloro che non riescono a trovare lavoro nel breve periodo, un dato particolarmente preoccupante per le donne: il 55% delle disoccupate abbandona il mercato del lavoro.

Infine, si osserva una forte inerzia nella condizione di inattività, con la quasi totalità delle donne (circa il 90%) e degli uomini (85%) che rimane inattiva per un anno. Il mercato del lavoro mostra difficoltà nel reintegrare coloro che ne sono usciti o che non vi sono mai entrati.

I dati diffusi oggi mettono in evidenza una fase di consolidamento del mercato del lavoro italiano, ma con sfide cruciali ancora aperte su inclusione femminile, inattività e coesione territoriale, sottolineando la necessità di politiche attive per riagganciare chi perde lavoro o fatica a trovarne uno nuovo.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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